Lì dove tutto è iniziato. Da piazza del Podestà a Varese la storia della Lega continua festeggiando i suoi primi quarant'anni. La festa di un partito. E la celebrazione del suo leader, Matteo Salvini, che si è tolto qualche sassolino dalle scarpe mantenendo un serafico sorriso. «Le critiche di Bossi? Sono trent'anni di insulti e telefonate notturne. Ci sono abituato. Ma a Bossi tutto è concesso». È un modo per emanciparsi dall'ombra lunga del Senatur che dalla non lontana Gemonio ha tentato di oscurare la festa del Carroccio per ridimensionare un leader che il fondatore non ritiene più all'altezza del compito.
Davanti al popolo leghista Salvini ringrazia apertamente sia il fondatore che il compianto Roberto Maroni. «Senza di loro non saremmo qui», commenta. Poi, però, è la Lega di oggi e quella di domani che al Capitano preme dare un giusto risalto. «Dimenticarsi del Nord? Impossibile!», sentenzia il vicepremier e ministro dei Trasporti. «Abbiamo i governatori di Lombardia, Veneto, Friuli e Trentino - spiega il segretario - governiamo anche in Liguria e Piemonte. Il Nord non lo dimentichiamo affatto. E siamo proprio qui a Varese a celebrare i quarant'anni della Lega». E poi con una posa da retore consumato aggiunge: «Ma a livello europeo l'Italia riesce a vincere soltanto se è tutta forte», con voluto riferimento al Ponte sullo Stretto e all'ultima novità: la candidatura a Bari del leghista Fabio Romito.
Con lui sul palco mancano i governatori di Veneto, Friuli e del Trentino. Presente invece Attilio Fontana che evita le trappole sulla polemica Bossi-Salvini ed esorta tutti a parlare «delle cose positive, dei valori che sono a fondamento della nostra Lega, della concretezza che vorremmo esportare in tutto il Paese».
Ci sono i capigruppo di Camera e Senato (Molinari e Romeo) e poi i ministri della Lega. C'è Giuseppe Valditara che promette una norma che impedisca la discrezionalità nelle scuole sull'inserire festività che non siano quelle dello Stato. C'è Giancarlo Giorgetti che si deve togliere di dosso l'aura di «anti-Salvini» e lo fa con decisione. «Non siamo qui per parlare dell'azione di governo - afferma il ministro dell'Economia - ma per raccontare e celebrare i quarant'anni della nostra storia. In questi anni abbiamo capito che certe volte bisogna urlare, altre stare zitti. Certe volte bisogna reagire, altre sopportare. Sono regole che continuo a considerare avendo fatto il segretario della Lega Lombarda. Sono regole fatte di gerarchia e disciplina che non deve diventare mai servilismo».
E poi c'è Roberto Calderoli che si prende gli applausi della piazza quando dice: «Se ne facciano una ragione, il 29 aprile andiamo in Aula. Viva l'autonomia e viva la Lega Lombarda». Con riferimento alla riforma dell'autonomia differenziata.
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