È il metodo Grillo-Casaleggio-Di Maio esportato nelle stanze dei ministeri. Nello specifico, il tormentato dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidato dal «precario» a tempo indeterminato Danilo Toninelli. Da mesi nel mirino di un rimpasto sempre annunciato ma mai diventato realtà, il ministro un po' gaffeur, poco amato dal leader della Lega Matteo Salvini, con cui ieri ha polemizzato ha distanza, ha applicato alla lettera la regola aurea del M5s che prevede l'espulsione diretta al minimo segnale di dissidenza. Soltanto che qui il cartellino rosso è istituzionale, arrivato ai danni di uno dei consulenti del Mit, Pierluigi Coppola, reo di essersi espresso a favore della Tav Torino-Lione e di aver criticato la celeberrima analisi costi-benefici commissionata da Toninelli per convincere gli alleati del Carroccio a lasciar perdere l'opera italo-francese.
Come anticipato ieri dal Messaggero, la risoluzione del contratto è stata comunicata all'ingegnere attraverso una e-mail, con posta certificata e firma in calce di Toninelli. Nonostante la fine del rapporto con il consulente fosse stata legata al mandato del ministro, è stato deciso di cacciarlo prima, a far data dal 15 luglio.
La motivazione, indicata nella pec, è la «violazione della riservatezza» che il professionista e docente universitario avrebbe compiuto rilasciando interviste non autorizzate. Un po' come accadeva agli esordi del grillismo, quando bastava un'apparizione televisiva non concordata per essere sbattuti fuori senza troppi complimenti dal Movimento. Toninelli ha contestato a Coppola «la violazione di un comma di un decreto ministeriale che regola il comportamento dei consulenti nei rapporti con il pubblico che non devono rilasciare dichiarazioni offensive nei confronti dell'amministrazione e del ministro, né parlare a nome della medesima amministrazione in assenza di autorizzazione».
Nel mirino del ministro pentastellato alcune accuse di Coppola, come quella lanciata qualche mese fa, quando l'ingegnere spiegava: «Se si fossero seguite le direttive del decreto ministeriale numero 300 del 2017, il risultato dell'analisi sarebbe stato sostanzialmente diverso e i benefici della Tav avrebbero potuto superarne i costi». Fulmineo il commento di Salvini: «Se l'unico atto del ministro Toninelli sulla Tav è licenziare l'unico professore a favore, non mi sembra che ci siamo proprio, mi sembra che gli italiani abbiano chiesto più sì».
Ma ieri è stato anche il giorno in cui l'attentato forse di matrice anarchica che ha bloccato l'alta velocità ha rinfocolato la polemnica tra i ministri Toninelli e Salvini, per l'appunto. Come quasi sempre accade ha iniziato il vicepremier leghista: «Ci sono troppe infrastrutture bloccate dal Ministero dei trasporti. Il Mit deve aiutare la gente a viaggiare e non bloccare porti, aeroporti, ferrovie, tunnel, autostrade. Il vero problema credo che sia il blocco di centinaia di opere pubbliche.
Non è questione di rimpasto: se uno fa il ministro ai blocchi stradali, noi siamo al governo per sbloccare le strade, non per bloccarle». Pronta la risposta di Toninelli: «Se io sono il ministro dei blocchi stradali, è come dire che Salvini è il ministro che non blocca le ong».
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