"Sangue No Vax in sala operatoria". Il giudice si rifiuta e salva il bambino

Il piccolo di due anni potrà essere operato al cuore e ricevere regolarmente le trasfusioni. Ma nelle chat è caccia alle liste di donatori non vaccinati. I medici: "Follia senza alcuna logica"

"Sangue No Vax in sala operatoria". Il giudice si rifiuta e salva il bambino

Il bambino verrà operato al cuore e, nel caso sia necessario, riceverà sacche di sangue come tutti gli altri pazienti. Che siano donate da persone vaccinate o meno non è rilevante. Con questa decisione il giudice tutelare di Modena ha accolto il ricorso dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna, dove il piccolo è ricoverato. E ha chiuso la vicenda del bimbo di due anni, cardiopatico e bisognoso di un intervento urgente, ma figlio di due genitori no vax che hanno vietato ai medici trasfusioni temendo che il piccolo ricevesse sangue di persone vaccinate. Un timore infondato (poichè in ogni caso il vaccino non viene trasmesso assieme al sangue donato) ma che ha rischiato di mettere in pericolo la vita del piccolo in nome di una convinzione del tutto personale.

La coppia modenese, pensando di fare il bene del figlio, ha anche avviato un tam tam sulle chat no vax per reclutare donatori senza vaccino in corpo. Ora, assieme al suo avvocato, sta valutando se impugnare o meno la decisione del giudice. «La salute viene al primo posto e ci sono le garanzie di assoluta sicurezza nel sangue» recita la sentenza.

La vicenda del bimbo è l'occasione per fare chiarezza sulle regole per le donazioni di sangue e per stoppare sul nascere un fenomeno preoccupante. L'ultima frontiera no vax è la creazione di liste spontanee di volontari non vaccinati per donare il sangue ad altri non vaccinati. Fenomeno che manderebbe all'aria anni di lavoro per creare un sistema di donazione del sangue gratuito, sicuro e solidale, che va al di là delle differenze tra le persone e che investe mille euro a sacca per rendere totalmente pulito il percorso del sangue dal braccio del donatore a quello del ricevente. Partendo da un presupposto: la banca del sangue è di tutti, un giorno ognuno di noi ne potrebbe avere bisogno. «È preoccupante - commenta in una lettera aperta il presidente Avis Toscana Claudia Firenze - È il sistema stesso che viene a essere compromesso con questa sbagliata visione. Oggi potrebbe essere il vaccino, domani chissà. L'universalità del dono è il valore più grande». E ripete il mantra dei donatori: «Io dono, non so per chi, ma perchè, io dono perchè posso farlo e dono per tutti. Non comprendere tutto questo significa tentare di spazzare via anni di lotte e di progressi. E far passare queste idee rappresenterebbe una delle peggiori sconfitte che ci potrebbe portare il Covid». Va considerato anche che durante la pandemia le donazioni sono calate e, in base ai dati del Centro nazionale sangue, sono state raccolte 140mila unità in meno. Tam tam basati su false ideologie non farebbero certo bene alla raccolta.

Anche i pediatri restano molto colpiti da questa vicenda, soprattutto perchè a bloccare la situazione sono stati i giudici e non la coscienza dei genitori. «Non consentire una trasfusione al proprio figlio che ne ha bisogno è assurdo, è davvero impossibile pensare che possa accadere una cosa del genere. Anteporre i propri ideali alla salute del proprio figlio è davvero improponibile» commenta il presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), Giuseppe Di Mauro.

«Se il piccolo fosse morto per il mancato intervento - continua - sarebbe stato un dramma nel dramma e si sarebbe creato un pericolosissimo precedente, anche per altre patologie. In questo caso, però, si è superato il limite e la scelta di questi genitori è al di fuori di ogni logica: fare questa trasfusione non equivale a far stare bene il loro bambino, significa salvargli la vita».

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