La sanità di De Luca: gli ospedali Covid mai stati collaudati

Svuotati i presidi tradizionali. Le accuse: "Emergenza gonfiata per fini politici"

La sanità di De Luca: gli ospedali Covid mai stati collaudati

«Qui c'è chi si augura un Covid al giorno». È amareggiato Luigi Greco, infettivologo da una vita in trincea contro le epidemie, richiamato dalla pensione per ingrossare le fila dell'armata anti coronavirus e poi cacciato alle prime critiche contro la gestione dell'emergenza. «E pensare - rievoca - che quando mi hanno chiamato ho detto subito sì, anche per curiosità professionale. Ma ho assistito a cose incredibili». «In Campania l'epidemia praticamente non c'è stata - rievoca - quando parlavo con i colleghi lombardi mi vergognavo a dire che trattavo malati di Covid, ma qui per interessi economici e politici hanno gonfiato la vicenda e la gente è morta più per la paura di venire in ospedale a curarsi che per il virus».

Tesi che sono costate a Greco l'allontanamento dall'ospedale «Ruggi d'Aragona» di Salerno, nei pressi del quale sorge uno dei tre padiglioni oggetto dell'inchiesta sull'emergenza Covid che coinvolge lo stato maggiore della sanità targata Vincenzo De Luca. L'edificio ha un'apparenza decisamente scarna: un prefabbricato appoggiato su una pila di mattoni «che - dice sarcastico Greco - al più andrebbe bene come attrezzeria per un contadino». Eppure Vincenzo De Luca, che a Salerno ha costruito la propria fortuna politica, l'aveva inaugurata trionfante: «Il Covid Hospital è pronto, è una struttura ben concepita e organizzata che dà sicurezza a tutti noi».

Il padiglione di Salerno è una delle tre strutture modulari (le altre sono a Caserta e a Napoli) che dovevano garantire una veloce espansione dell'offerta di terapie intensive in previsione di un'ondata di contagi che avrebbe dovuto investire la Campania. E qui stona la strana asimmetria informativa che da mesi condanna la Lombardia all'infamia per eleggere la gestione De Luca a modello. L'ospedale Covid alla Fiera di Milano, terminato nei tempi previsti e pagato dai privati, è bollato come spreco perché «ha curato pochi malati». Il che, ovviamente, dipende solo dal fatto che il contagio non è dilagato a Milano come si temeva. Solo lodi per la Campania dove, dei tre reparti d'emergenza, due non sono mai entrati in funzione. «E non per mancanza di malati - spiega Mario Taglialatela, ex parlamentare dai cui esposti è nata l'inchiesta sui Covid center campani- ma perché, semplicemente, non sono mai stati completati: a Salerno e Caserta manca il collaudo, tant'è che i malati del focolaio di Mondragone sono stati mandati in un altro reparto, a Maddaloni».

L'unico attivo, quello di Napoli, si raggiunge dopo un lungo tragitto in tangenziale possibilmente assistiti da navigatore: nessun cartello segnala l'uscita per il grande complesso dell'Ospedale del mare, nei cui pressi sorge l'unico funzionante dei tre Covid center modulari di De Luca. In una palazzina vicina che doveva essere un albergo per i parenti dei malati, al piano terra, dietro porte a vetri bloccate con sedie e assi di legno, si scorgono casse di mascherine cinesi e macchinari per la respirazione.

I tre centri, complessivamente, dovevano mettere a disposizione 120 posti letto in terapia intensiva. Attualmente nell'unico attivo, quello di Napoli, ci sono nove pazienti, non intensivi. La conferma che Napoli, per fortuna, è stata solo sfiorata dal Covid.

La prova: dopo l'orgia di gioia e assembramenti di piazza per il trionfo del Napoli in Coppa Italia nessun picco di contagi. De Luca aveva però colto l'occasione per una delle invettive show che ne hanno gonfiato la popolarità. Mentre, con meno enfasi, procedeva a un riassetto dell'edilizia sanitaria regionale non sempre comprensibile. Come nel caso del Loreto Mare, l'ospedale di Napoli che a inizio epidemia era stato tra i primi presidi contro il virus e poi, improvvisamente, è stato svuotato a favore delle strutture volute da De Luca.

Oggi davanti al pronto soccorso c'è un cancello sbarrato: «Che volete fare - ironizza una guardia che sonnecchia davanti all'ingresso deserto - ormai è rimasto solo qualche ambulatorio e c'è tempo per dormire». «Quando hanno costruito quei prefabbricati - accusa Greco - era già chiaro che non sarebbero serviti. Almeno non ai malati. Ma tanto di quelli non è mai fottuto niente a nessuno».

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