Sanità e spese inutili: il governo non vede sprechi per 16 miliardi

Lo studio Cgia: un'altra manovra non serve Ecco i settori dove lo Stato può risparmiare

Sanità e spese inutili: il governo non vede sprechi per 16 miliardi

L'Europa impone lacrime e sangue, il governo pensa a nuove tasse, ma basterebbe tagliare gli sprechi: possibili risparmi per oltre 16 miliardi di euro.

L'Ufficio Studi della Cgia di Mestre smaschera il duo Gentiloni-Padoan: la manovra correttiva evocata da Bruxelles può essere varata senza svuotare le tasche degli italiani, come invece sembra orientato a fare Palazzo Chigi. I soldi ci sono, nascosti tra le pieghe delle inefficienze della pubblica amministrazione, e sono ben più dei 3,4 miliardi necessari per limare dello 0,2% il rapporto deficit/Pil.

Lo certificano gli esperti dell'associazione veneta, noti per il rigore dei loro report. In effetti, nel documento diffuso ieri, alle affermazioni di principio si accompagnano indicazioni chiare ed una certezza: la politica del rigore imposta dal governo dei Professori e da quello del rottamatore-rottamato fiorentino si è rivelata un bluff. Per dire: Renzi si vantava di aver recuperato - solo lui - 25 miliardi. Una bufala, l'ha sconfessato l'ultimo degli 007 con licenza di sforbiciare, Roberto Perotti, dimessosi a novembre: «Le voci di spesa ridotte sono state compensate da corrispondenti aumenti sul fronte delle uscite. Il taglio effettivo si è fermato allo 0,4%».

Un fiasco dal quale la Cgia lodando quanto di buono si è riusciti a fare - riparte per lanciare una sfida sul terreno della serietà. «Tra gli sprechi presenti nella sanità (6 miliardi), le misure di contrasto alla povertà percepite da famiglie abbienti (4,9 miliardi) e la quota di spesa pubblica indebita denunciata dalla Guardia di Finanza (5,2 miliardi)», sostiene l'Ufficio Studi, «la Pa potrebbe risparmiare 16 miliardi l'anno». Anche il doppio, «se si potessero quantificare le spese riconducibili ai falsi invalidi, alla percezioni di deduzioni e detrazioni non dovute ed alla cattiva gestione del patrimonio immobiliare». Se poi si riuscisse ad unificare dalle Alpi alle Pelagie gli standard qualitativi in fatto di scuola, trasporti, giustizia e sanità, se ne ricaverebbe un'impennata del Pil di 2 punti annui. In soldoni, altri 30 miliardi.

Un sogno. Ma sui 16 miliardi pronta cassa (a patto di volerlo) la Cgia tiene il punto. «Ci basiamo sui dati forniti da Gdf, Inps e Ispe», è la spiegazione. E sfogliando il rapporto annuale 2015 delle Fiamme Gialle si scorge, in effetti, che più di 5 miliardi sono stati già individuati: «581 milioni per contributi indebitamente percepiti; 304 milioni per truffe al sistema previdenziale e sanitario; 4.354 milioni di euro per danni patrimoniali per sprechi o irregolari gestioni delle risorse pubbliche; 481 milioni per percezione di risorse a carico del bilancio della Unione Europea non spettanti». Ben oltre, insomma, i 3,4 miliardi richiesti dagli esattori europei. «Dopo aver approvato in fretta e furia una legge di bilancio molto generosa punge Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio Studi mestrino il governo ha deciso di rifarsi sul fronte delle entrate, quando invece sarebbe il caso di intervenire in maniera più aggressiva nei confronti della spesa pubblica improduttiva». Il versante privilegiato delle nuove scorribande tassatorie sarebbe quello delle accise petrolifere. «L'80% delle merci italiane incalza il segretario della Cgia, Renato Mason viaggia su gomma.

Qualora scattassero aumenti sui carburanti potrebbero verificarsi rincari dei prodotti che troviamo sugli scaffali dei negozi, con penalizzazione delle famiglie a basso reddito».

Lo scenario peggiore. Per questo quello più probabile.

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