Sanzioni, crisi e guerra: tutte le spine di Putin. "Il golpe una possibilità"

L'ex speechwriter Gallyamov: conflitto perso e economia distrutta, colpo di Stato in 12 mesi

Sanzioni, crisi e guerra: tutte le spine di Putin. "Il golpe una possibilità"

Che la Russia non sia il Paese del bengodi è fin troppo evidente. Che il clima sia parecchio agitato altrettanto. E più passa il tempo e più avanti il conflitto in Ucraina, più la situazione si fa complessa, ad ogni livello. Perché quando il malcontento cresce, dalla base monta, cresce e arriva sino ai vertici. E allora può davvero succedere di tutto. Così, scenari che prevedono la presa del potere con la forza, come del resto accade nei regimi, diventano ipotesi concrete. Anche se con diverse sfaccettature, in cui il termine colpo di Stato può prendere due strade, praticamente l'una il contrario dell'altra.

Il malcontento è palpabile, nell'esercito e anche tra le alte sfere del Cremlino. Questa guerra non la voleva quasi nessuno, al di là chi nel conflitto (vedi brigate di mercenari) ha un interesse economico diretto. E il protrarsi del conflitto senza una vittoria che Putin e i suoi sodali consideravano facilissima, non fa altro che alimentare le tensioni. Al punto che Abbas Gallyamov, colui che per anni ha scritto i discorsi di Putin stando vicinissimo allo zar, ha lanciato quella che sembra ben più di un'ipotesi: «Entro un anno in Russia è possibile un colpo di Stato». Secondo l'analista, oggi in esilio in Israele, gli scenari sarebbero due, radicalmente differenti. Il primo, di cui ha parlato ieri alla Cnn, vedrebbe Putin attore protagonista. «Putin potrebbe cancellare le elezioni presidenziali dell'anno prossimo. Senza una vittoria in Ucraina, sa che avrebbe molte difficoltà ad ottenere la maggioranza dei consensi e quindi potrebbe introdurre la legge marziale e cancellare le elezioni innescando un colpo di Stato». Il secondo scenario invece, di cui Galljamov ha parlato alcuni giorni fa, vederebbe invece Putin schiacciato da proteste e malcontento. «I cittadini russi in difficoltà cercheranno di trovare una spiegazione del motivo per cui ciò sta accadendo, guardando ai processi politici si risponderanno da soli: Beh, è perché il nostro Paese è governato da un vecchio tiranno, un vecchio dittatore, e a quel punto sarà verosimile un colpo di Stato militare».

Le motivazioni secondo l'analista una volta al fianco di Putin sono differenti e si muovono in contemporanea. «Ormai la guerra è persa, tra un anno, con un numero ancora maggiore di morti e l'economia della Russia al tracollo, scoppierà la rabbia. Il sogno del Cremlino di rovesciare il regime di Kiev non si realizzerà e il premio di consolazione dei nuovi territori russi non sta conquistando nessuno», ha detto. L'altro fronte è quello interno, soprattutto all'esercito. «Prigozhin (il leader dela brigata Wagner, ndr) ha completamente screditato il regime agli occhi dei membri del servizio con la sua retorica e la rabbia verso le autorità che permettono a un criminale di calpestarli sta diventando più forte. Alcune truppe che si ribellano e in alcuni casi addirittura attaccano i propri comandanti, migliaia di soldati russi si sono consegnati volontariamente alle autorità ucraine per evitare di prendere parte alla guerra», dice Galljamov, spiegando che ce n'è abbastanza per accendere la miccia di una rivolta militare che potrebbe deporre Putin.

C'è poi il tema economico: se il Fondo monetario internazionale ha corretto le stime sull'economia russa, con previsioni di lieve crescita nel 2023 dopo il crollo del 2022, secondo le stime

le sanzioni dell'Occidente faranno crollare l'economia russa, con il Paese che precipiterà in una crisi senza precedenti. E allora, a quel punto, potrebbe davvero succedere di tutto. Con un golpe di Putin uno contro Putin.

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