Carmelo Caruso
Stanno già dicendo «le sardine hanno vinto», ma lo avrebbero detto anche se avessero perso. In Emilia- Romagna l'affluenza è stata altissima e non si erano ancora chiuse le urne quando il movimento delle Sardine ha iniziato ad assegnarsi la vittoria, honoris causa, che non era ancora né di Stefano Bonaccini (anche se avanti) né di Lucia Borgonzoni, ma già loro perché «se gli emiliani sono andati in massa a votare è merito nostro che abbiamo detto: Sveglia».
Le sardine hanno votato per Bonaccini, ma, prima che l'orologio segnasse le 23, hanno disgiunto la sua sorte dalla loro che proseguirà «perché ci stiamo strutturando e saremo come un Tesla che va a 300 all'ora». E per tutta la giornata le Sardine hanno infranto come tutti i partiti il silenzio elettorale (un'idiozia), ma sempre rimproverando i partiti che lo rompevano: «C'è chi infrange sistematicamente ogni regola del gioco e chi invece sta muto e vota» hanno scritto nel pomeriggio sul loro gruppo social. Lo hanno fatto forti della loro doppiezza, «noi non siamo un partito», e però «stiamo costruendo la macchina», e poi «non entriamo nel voto a gamba tesa» per avvisare, un istante dopo, che in Emilia «si scontrano due modi diversi di vedere la società».
Era da anni che in politica non si registrava una prova così alta di finzione. Le Sardine hanno giocato, per l'ennesima volta, con i giornalisti che fino alla fine gli hanno chiesto di togliersi la maschera accettando in caso di vittoria il trionfo, ma in caso di sconfitta (di Bonaccini) di ammettere il fiasco anziché biascicare le solite parole fuori fase che già di mattina, il loro leader, Mattia Santori, aveva rilasciato al Fatto Quotidiano: «Non sono scoraggiato comunque vada il voto» salvo poi lanciare la sua futura candidatura: «Sono l'amico di una vita, l'insegnante dei tuoi figli, tuo cugino, uno che non hai mai guadagnato più di 1500 euro al mese». E infatti, a prescindere dal risultato che minuto dopo minuto si consolida a favore di Bonaccini, va detto che le Sardine astutamente hanno trascorso il giorno del voto in una delle abitazioni dei quattro fondatori scivolando nell'ambiguità e ripetendo, fino alla chiusura delle urne, che se perdiamo «per noi non cambia niente» mentre se vinciamo «è ovviamente un successo nostro».
E si dice che il leader per acclamazione, ormai sempre più calato nella parte, Mattia Santori, era perfino pronto a fare entrare, già di mattina, le telecamere televisive e che a fermarlo siano state le sardine associate che hanno preferito non spettacolarizzare ancora di più anche per non guastare il mercato (si attende il loro libro, il loro congresso a Scampia quella che chiamano la fase 3). L'Emilia sarà, comunque vada, il loro capitale.
Ieri, pochi minuti dopo il voto, hanno annunciato: «È tempo di far calare il sipario e lavorare dietro le quinte per preparare un nuovo spettacolo con tutti voi che vorrete continuare a non essere uno spettatore qualunque. Ci vediamo a Scampia». Diventeranno partito continuando a negare di esserlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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