Le Sardine minacciano: "Ci saremo sempre". E Prodi le benedice

Dopo il successo emiliano i «pesciolini» guardano a Sud: appuntamento a Scampia

Le Sardine minacciano: "Ci saremo sempre". E Prodi le benedice

Hanno assorbito il malumore in uscita dal M5s, si sono rivelate decisive per la sinistra. L'offerta politica si è allargata. Le Sardine in futuro potranno anche fare peggio, ma in Emilia-Romagna era difficile fare meglio. E infatti è stata «meglio» la parola che ieri hanno scelto per sostituire «contro», la parola delle origini (siamo contro Salvini), che dopo la vittoria di Stefano Bonaccini, e dunque loro, di certo non serviva, anche perché, hanno scritto sui social, da «oggi siamo consapevoli che, se lo vogliamo, oltre che contro possiamo essere meglio». Sono consapevoli che oltre che meglio possono adesso chiedere tutto.

In un lunghissimo comunicato, il movimento, guidato da Mattia Santori, ha assicurato che no, «noi non ci siamo montati la testa e non ce la monteremo adesso che arriva la prima buona notizia». Sono solo sottigliezze semantiche che non significano per nulla che le Sardine scompariranno («Le Sardine non vanno date per scontate, ma ci saranno. Sempre»), ma al contrario che ambiscono a un ruolo nazionale: dalla piazza alla rappresentanza. Oltre ai ringraziamenti di circostanza di Nicola Zingaretti («Grazie immenso alle Sardine») e alla telefonata che ieri, era la prima, c'è stata fra Bonaccini e Santori («L'ho voluto ringraziare per la straordinaria mobilitazione che le Sardine hanno saputo mettere in campo») si apre a sinistra un dibattito tutto speciale sulla forma che, da domani in avanti, prenderà la collaborazione fra il Pd e le Sardine.

Il Pd dice che non vuole strumentalizzarle, non vuole «metterci capello» (lo staff di Zingaretti dichiara che non si prevede nessun incontro fra il segretario e Santori), ma in realtà sono le Sardine emancipate che il cappello non vogliono indossarlo. Sono chiaramente a sinistra ma non più subalterne. Ed è vero che le Sardine non chiedono incarichi, ma solo perché inseguono un loro disegno che presenteranno all'assemblea che si terrà a Scampia il 14 e 15 marzo che, tra le altre cose, finirà per danneggiare mediaticamente gli Stati Generali del M5s. Da sempre i media preferiscono i partiti nascenti rispetto ai partiti morenti. Se le Sardine passeranno all'incasso, e stanno già passando, cominceranno dall'Emilia ma guarderanno al Sud. Raccontano che si siano interrogate sull'insuccesso calabrese e quindi su come meglio radicarsi in quelle regioni tanto più in vista dell'eclisse del movimento fondato da Beppe Grillo. Hanno garantito, e garantiscono che saranno «attenti e vigili dove si è già votato, saremo presenti e agguerriti dove si voterà». E come prevedibile, nell'allegria del dopo sbornia, non sono mancati pensieri maramaldi contro Salvini, contro la destra: «Avete toccato il fondo, più e più volte. Mentre noi riscoprivamo quella cosa meravigliosa che è la politica, voi non perdevate occasione per sminuirla». Fino a proporre un «daspo» contro l'ingresso della Lega nei luoghi simbolo di questa campagna elettorale: «Secondo il vostro mantra del consenso che tutto concede dovreste chiedere permesso prima di entrare a Bibbiano o a Riace, la prossima volta».

Anche Romano Prodi, primo nonno sardina (ma si è aggiunto anche Guastavo Zagrebelsky e le ha ringraziate Gianni Morandi) a Quarta Repubblica ha detto: «L'effetto Sardine c'è stato. Hanno dato anima a una campagna che poteva essere senz'anima». Al momento hanno più consenso del M5s, risultano meno antipatici del Pd, contano oltre 90 gruppi territoriali. Gli manca solo il citofono.

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