La carta intestata è quella del Viminale. Perché la denuncia che Matteo Salvini ha deciso di mettere nero su bianco e portare alla Questura di Roma non è tanto, o non solo, per difendere sé stesso dalle affermazioni di Roberto Saviano. Ma anche "nell'interesse del Ministero dell'Interno" nella sua interezza.
La denuncia, depositata nelle mani dell'addetto di polizia giudiziaria, porta la data del 20 luglio ma si tratta di un errore di battitura, fanno sapere fonti del Viminale all'Huffington Post (leggi qui il documento intero).
Il reato ipotizzato è quello di "diffamazione a mezzo stampa". A sorprendere è il fatto che nella querela Salvini abbia scritto che le parole dello scrittore riguardano non lui come capo politico, ma che il post contenesse "affermazioni che coinvolgono l'attività dell'Amministrazione e del ministro assolutamente non rispondenti al vero".
Il leghista punta il dito contro il post perché "adombra l'ipotesi che il Ministro ponga in essere la propria attività istituzionale al di fuori delle regole e degli schemi di buon andamento e di raggiungimento degli interessi cui l'Amministrazione dell'Interno stessa è deputata, piegandoli a fini meramente politico-personali tant'è che viene espressa meraviglia, nella circostanza, che gli alleati di governo non si dissocino da detta linea". Non solo. C'è poi quel "ministro della Malavita" che userebbe "parole da mafioso", che lo scrittore ha ribadito anche il 22.06.2018. "Il Saviano - si legge nella querela - accosta la mia attività paragonandola a quella della mafia in quanto sottolinea che 'le mafie minacciano, Salvini minaccia'".
Nella denuncia Salvini parla di "palesi denigrazioni" e "evidenti travisamenti", soprattutto quando in una intervista alla Suddeutsche Zeitung Saviano "adombra 'uno scandaloso patto di non aggressione tra 'Ndrangheta e Ministro dell'interno italiano'". Una dichiarazione che il Viminale, e il suo vertice, non può accettare. E che non può rientrare nel "legittimo esercizio del diritto di cronaca o di critica" perché è "al di fuori della verità oggettiva" che il ministro abbia stretto un patto con la mafia. Non solo. Perché per Salvini quella di Saviano è una "aggressione alla sfera personale" del tutto "gratuita e fortemente distruttiva dell'onore e della reputazione" del leghista. Una aggressione che Salvini definisce "infamante e umiliante".
Il ministro è preoccupato non solo della ricaduta per la sua immagine personale, ma anche che le parole di Saviano sviliscano "il ruolo e la funzione dell'Amministrazione medesima" e ne mortifichino "l'azione quotidiana di tutti i suoi appartenenti, lesi e offesi dalle affermazioni inveritiere" dello scrittore. Che dunque dovrà rispondere della portata "oggettivamente dannosa e calunniosa" dei suoi concetti, che attribuiscono sia al ministro che a tutto il Viminale "comportamenti di contiguità" con la malavita.
In fondo, Saviano era stato avvertito.
Il segretario della Lega aveva annunciato più di una querela e non appena lo scrittore l'ha pizzicato sul fatto che ancora non ne fosse arrivata alcuna, l'autore di Gomorra è stato accontentato. Il ministro vuole giustizia per frasi che sono scadute "in una aggressione gratuita e in una distruzione dell'onore e della reputazione" del Viminale e del suo capo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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