Dal Viminale non si parla di allarme, ma ben si comprende come la situazione inizia a meritare approfondimenti non ordinari.
Numeri alla mano, se il 2019 si era concluso con un leggero trend in rialzo iniziato dal mese di settembre, il 2020 invece si è aperto con un’impennata di sbarchi con pochi precedenti recenti. Il balzo, su base annuale, è del 700%: il mese di gennaio in particolare, si è chiuso con 1.275 migranti sbarcati, un anno fa nello stesso arco temporale ne erano arrivati 202.
L’incremento è notevole, le incognite sono tante. E vale a poco sottolineare che si è lontani dai numeri del gennaio 2018, quando cioè al governo vi era Gentiloni e l’emergenza dell’estate precedente ancora molto vicina. In quel mese infatti, sono sbarcati 4.182 migranti, molti rispetto al dato degli ultimi 31 giorni ma i contesti sono radicalmente diversi: lì, come detto, si stava per uscire da una gravosa crisi che ha portato in Italia nel 2017 quasi 120.000 migranti.
Passare dai 202 ai 1.275 nel breve volgere di 12 mesi, vuol dire che una rotta precedentemente ridimensionata, quale quella del Mediterraneo centrale, adesso sta tornando ad essere molto trafficata. E non solo: tradizionalmente i mesi invernali sono quelli che meno preoccupano sul fronte immigrazione, visto soprattutto le condizioni meteo del mare.
In questo mese di gennaio è vero che il Mediterraneo ha offerto condizioni più favorevoli che negli altri anni per provare le traversate, è altrettanto vero però che se già nei primi 31 giorni dell’anno i numeri mostrano un netto aumento degli sbarchi, in vista della primavera e dell’estate ci si potrebbe aspettare l’emergenza già vista in altre gravose annate.
Ecco perché, a fronte di un tenue ottimismo ostentato dal governo e dal ministro Luciana Lamorgese in primis, anche all’interno del Viminale si sta cercando di correre in qualche modo ai ripari. Peraltro i dati sopra riportati a breve potrebbero essere rivisti al rialzo: nelle ultime ore di questo mese di gennaio, sono approdati alcuni barchini in modo autonomo sia a Lampedusa che a Pantelleria, mentre 363 migranti sono a bordo della Open Arms che ha già chiesto di sbarcare in Italia.
In primo luogo, si sta cercando di capire il perché di questa repentina impennata di sbarchi. Ovviamente gli occhi sono tutti puntati sulla Libia: da Zuwara, da Zawiya, così come da Garabulli e da Khoms si è tornati a partire. Nell’ultimo fine settimana di gennaio dalle coste della Tripolitania sono salpati 13 barchini, nelle ultime 72 ore Alarm Phone ha segnalato diverse imbarcazioni in difficoltà.
La Guardia Costiera libica ha allentato i controlli, è questa la prima spiegazione emersa. Al ministero dell’interno è molto forte il sospetto che le forze locali non siano più in grado di gestire la situazione. Ma tra le ipotesi c’è anche quella secondo cui a Tripoli non ci sia più la volontà di farlo. O perché le milizie, che di fatto costituiscono le uniche forze a disposizione del premier Al Sarraj, pretendono che tutti i gruppi, compresi quelli inquadrati nella Guardia Costiera, vadano al fronte contro Haftar. Oppure perché, e questo sarebbe ancora peggio, si sta cercando di ricattare l’Italia.
Del resto, il 2 febbraio prossimo verrà rinnovato il memorandum con la Libia, a cui però il nostro paese ha chiesto delle modifiche. Così come dichiarato il ministro degli esteri Luigi Di Maio in commissione esteri alla Camera, da alcune settimane sono in corso delle “trattative” con la controparte libica aventi ad oggetto il memorandum. L’attuale impennata di sbarchi potrebbe quindi essere figlia di queste trattative, con i libici che stanno provando ad alzare la posta in gioco.
L’Italia tra le modifiche vorrebbe richiedere maggiori garanzie per i migranti presenti in Libia, specie sul fronte del rispetto dei diritti umani. Richieste che per le milizie libiche si potrebbe tradurre in un tentativo di chiedere a Roma maggior “sostegno” e dunque più soldi. Così come già scritto ieri, occorre dunque domandarsi con chi si sta trattando e quali sono gli attori libici impegnati nei colloqui. Il rischio è che l’Italia potrebbe cadere nella morsa del ricatto.
Intanto l’impennata di sbarchi è diventata anche un caso politico. Nelle ultime ore, in particolare, si è registrato l’intervento dell’ex ministro dell’interno Matteo Salvini: “Più di sei volte gli sbarchi registrati nello stesso mese di un anno fa: a gennaio 2019 gli immigrati arrivati in Italia furono 202, a gennaio 2020 ben 1.
275 – ha affermato il leader della Lega – È il governo dei porti aperti e delle tasse, che non ha consenso popolare ma ora pensa di cancellare i Decreti sicurezza e vuole la sanatoria per migliaia di immigrati. Salveremo l’Italia da questi incapaci”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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