La questione migranti si inserisce all’interno del clima che oramai appare da campagna elettorale vera e propria, in vista delle elezioni europee. Ed ancora una volta l’accoppiata gialloverde al governo appare su due fronti se non contrapposti, quanto meno distanti.
Lo spunto viene dai dati elencati in conferenza stampa nelle scorse ore dal ministro dell’interno, Matteo Salvini. Se fino ad oggi il Viminale guidato dal segretario leghista può vantare i dati di un 2018 contraddistinto da un calo degli sbarchi dell’80%, inizia a delinearsi uno score altrettanto positivo per questo 2019. In particolare, secondo il ministero gli sbarchi in questo anno sono complessivamente 666, registrando un calo del 93% rispetto all’anno precedente.
"Nello stesso periodo del 2018 – afferma un visibilmente soddisfatto Salvini – gli sbarchi sono stati 8930, c’è quindi un calo ancora più netto".
Nella sala stampa del Viminale, l’aria è quella classica ci chi sa che, dati alla mano, può togliersi qualche sassolino dalla scarpa: Salvini non lo dice apertamente, ma lascia intendere che il numero così drasticamente calato degli sbarchi lo attribuisce alla strategia della chiusura dei porti alle navi Ong.
Un argomento, uno dei tanti per la verità, che nelle settimane appena trascorse è occasione di scontro interno al governo: il Movimento Cinque Stelle infatti, con in testa il vicepremier Di Maio, mettono in discussione la strategia voluta da Salvini.
Tutto nasce dal caos in Libia e dalla prospettiva di un’impennata degli sbarchi a causa della guerra in corso nei dintorni di Tripoli: “Se dal nord Africa dovesse esserci un esodo – tuona il leader politico del Movimento Cinque Stelle nei giorni scorsi – I porti non possono restare chiusi. Questa è solo una misura occasionale”. Una posizione non soltanto personale, visto che a fargli eco è anche il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, anch’egli grillino: “Se dalla Libia le partenze aumenteranno – afferma il titolare del dicastero – Allora la politica dei porti chiusi non basta più”.
Un disaccordo figlio più della campagna elettorale che delle reali preoccupazioni circa la situazione libica, specie perché da quando è in corso la battaglia per Tripoli non si registra alcuna impennata degli sbarchi. Di Maio, che vede il Movimento scendere nei sondaggi, ha necessità in vista delle europee di intercettare il voto di sinistra. Un modo, secondo il ragionamento dei grillini che approvano questa scelta, per bloccare l’emorragia di consensi e convincere gli indecisi dell’elettorato di sinistra a dare fiducia ad un movimento presentato adesso come unico argine alla crescita di Salvini.
Ecco perché, rispetto a questa estate quando l’esecutivo appare compatto sulla scelta dei porti chiusi voluta dal ministro dell’interno, Di Maio ed il Movimento cambiano idea e sembrano voler mettere in discussione il pugno duro promesso da Salvini.
Dal canto suo, il leader della Lega già nei giorni scorsi afferma di proseguire con la linea dei porti chiusi: “Decido io”, taglia corto a chi gli chiede un’opinione sulle esternazioni di Luigi Di Maio, nonché di un altro ministro in quota M5S, Elisabetta Trenta.
Oggi, con la conferenza stampa al Viminale, l’occasione dunque per dimostrare che l’operato
dell’esecutivo sul tema dell’immigrazione si rivela vincente: “Adesso lavoreremo per espellere gli irregolari – afferma inoltre Salvini – Ce ne sono 90.000 in Italia, una cifra importante ma minore rispetto a quanto mi aspettavo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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