Sbarchi, l'Europa ci manda a fondo

Schiaffo al vertice di Tallinn: anche Germania, Belgio e Olanda chiudono i porti

Sbarchi, l'Europa ci manda a fondo

Roma Mentre nella ridente capitale estone di Tallinn i partner europei si esercitavano a turno nell'umiliazione del governo italiano, 2788 km più giù, nel ridente palazzo della Farnesina (si fa per dire), un ministro degli Esteri guardava la realtà parallelea. «Da Tallin arrivano buone notizie - diceva il ridente Angelino Alfano, sfidando il buonsenso -... per quello che riguarda la regolamentazione delle Ong e l'approccio unanime sul tema della Libia...». Ciò che maggiormente sconcerta, di una distanza che tutto distorce e rovescia, è l'approssimazione tartufesca del nostro ministro degli Esteri che, al termine di una conferenza sui paesi di transito, non se la sentiva di guastare il buffet agli ospiti europei. Fregandosene di una situazione che nell'ultimo anno ha portato finora a sbarcare in Italia 85.150 migranti, il 14,42 per cento in più dell'anno precedente (per il quale non si può dire che la sua opera al Viminale avesse invertito la tendenza, tutt'altro). Merletti e fioretti che non si addicono al Nord, evidentemente. Perché quando la vera questione sul tavolo dei ministri dell'Interno europei, cioè la cosiddetta «regionalizzazione» delle operazioni di salvataggio (leggi: la ripartizione dei migranti salvati dalle navi Frontex su diversi porti europei) è stata timidamente avanzata dal nostro ministro Marco Minniti, le mascelle dei potenti d'Europa si sono serrate, i pugni chiusi, la solidarietà svaporata in una «dichiarazione congiunta» di «preoccupazione» generalizzata. I Paesi Ue danno «il loro pieno sostegno all'Italia nell'attuazione di una politica dell'immigrazione concreta, nella riduzione dei fattori di attrazione...», v'era scritto. Per continuare, poi, con le formali parole sul cui uso il nostro Totò fornì frase ultimativa in un celebre film di guerra, rivolto a un kapò nazista («Ci si pulisca il c...!»).

Eppure le parole restano importanti, sono pietre, e questa dei «fattori di attrazione» va spiegata. Anche perché, prima del vertice, in un rapido susseguirsi di solidarietà (all'incontrario) le nazioni europee si allineavano in un battibaleno a Francia e Spagna. Così anche Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo (già: proprio il paese di quel presidente di Commissione, tal Juncker, che ci ha definito «eroi» meno di una settimana fa) hanno detto nyet all'utilizzo di qualsiasi altro porto dell'Unione. Il ministro tedesco De Maiziere, che entrando al vertice assicurava «sostegno e solidarietà all'Italia» a ogni giro d'angolo, è stato il primo a bocciare Minniti: «Rischia di tradursi in un fattore di richiamo che vogliamo evitare...», ha spiegato trascinandosi l'intero pacchetto di mischia. Ma prima di lui neppure il commissario greco Avramopoulos aveva aperto porte: « Il mandato della missione Triton è ben definito e molto ben chiaro». Così il pull factor diventava così la caporetto di un disorientato e scornato Minniti. Incapace di prepararsi un sostegno dipolomatico alla proposta, e costretto a subitanea retromarcia: «Non era questa la sede oper discuterne, lo faremo la prossima settimana nella riunione di Frontex, ma è evidente che ci sono posizioni contrastanti. Noi manteniamo il nostro punto di vista, loro il loro. Ne discuteremo con fermezza». Ma il problema non è neppure più la fermezza, quanto il punto di vista. E vista da quasi tremila km di distanza, la Penisola nel Mediterraneo sembra destinata davvero a diventare per la Ue un gigantesco campo profughi.

Scelta di visione che non verrà mutata neppure nella prossima versione del trattato di Dublino (nel frattempo Juncker ci ha già chiesto altri 6 hotspot). Un fallimento totale che da Forza Italia alla Lega, dalla Sinistra ai grillini, tutti hanno visto. Tranne Alfano, naturalmente.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica