Scambio rinviato per ore. Poi liberati venti ostaggi

Otto bambini, cinque donne e sette stranieri in cambio di 39 detenuti palestinesi. L'accordo in bilico si sblocca in nottata

Scambio rinviato per ore. Poi liberati venti ostaggi
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È stata una giornata al cardiopalmo la seconda di tregua, dopo il sollievo del giorno precedente per la liberazione di 13 ostaggi israeliani e 11 asiatici. Una giornata che - dopo gli annunci dei mediatori del Qatar e le conferme di Israele e Hamas - si è chiusa in nottata con la liberazione di altri 13 ostaggi israeliani (8 bambini e 5 donne rapiti nel kibbutz di Be'eri) e 7 stranieri, in cambio 39 detenuti palestinesi, 33 minorenni e 6 donne (fra questi Israa Jaabis, accusata di voler compiere un attentato suicida con una bombola di gas). Ma quanta angoscia nel secondo dei quattro giorni di sospensione dei combattimenti, un'angoscia che si è sciolta fra gli applausi nel kibbutz di Be'eri alla notizia della ritrovata intesa.

Tutto è cominciato con un ritardo rispetto all'ora prevista della liberazione, le 16 in Israele (le 15 in Italia). Dopo tre ore di attesa è arrivato l'annuncio della liberazione del secondo gruppo di israeliani. Poi la smentita che è piombata sulle famiglie dei rapiti come l'ennesima coltellata: «Hamas trattiene gli ostaggi» e accusa Israele di aver violato i termini dell'accordo. Un ricatto a cui i funzionari della sicurezza israeliana hanno risposto con un chiaro avvertimento: «Se i rapiti non saranno liberati entro la mezzanotte (di sabato) la guerra riprenderà». Israele ne è certa: gli islamisti, con questa strategia, «stanno cercando di controllare la narrazione», di puntare il dito su presunte violazioni israeliane per portare acqua al proprio mulino.

L'accusa che hanno mosso gli integralisti riguarda l'invio di aiuti nel nord della Striscia di Gaza. Secondo le Brigate Al Qassam, braccio armato di Hamas, dei 340 camion entrati nella Striscia di Gaza da venerdì (200 solo ieri), appena 65 hanno raggiunto il nord, un numero inferiore alla metà di quanto concordato con Israele, è la versione degli islamisti. Non è tutto. Hamas ha contestato anche i nomi e l'ordine temporale col quale Israele ha scadenzato la liberazione dei detenuti palestinesi. Israele ha negato categoricamente di aver violato l'intesa, rivendicando il diritto di decidere la lista dei «liberati palestinesi». Ma la giornata si è dipanata fra accuse, incertezze e l'angoscia dei parenti dei rapiti, in un clima ben diverso da quello che aveva caratterizzato il primo giorno di tregua, quando tutto era andato liscio. Nulla può essere dato per scontato a Gaza finché non succede, nonostante l'accordo fra i due belligeranti.

Per ore si è lavorato alacremente a una soluzione, con la mediazione del Qatar, che ieri - mossa insolita per un Paese che non ha rapporti diplomatici con Israele - ha inviato una delegazione nella patria degli ostaggi. L'emiro e il premier del Qatar sono stati chiamati dal presidente Usa Joe Biden per superare l'impasse. In serata il premier Benjamin Netanyahu ha anche riunito il Gabinetto di guerra con il capo del Mossad. Fonti egiziane in giornata avevano anche parlato di segnali positivi per l'estensione della tregua, un giorno in più ogni 10 nuovi ostaggi rilasciati, come previsto dall'accordo. Voci su cui fonti ufficiose israeliane hanno frenato. Hamas avrebbe fatto sapere di aver individuato altri 10-20 ostaggi che potrebbero essere rilasciati. Secondo stime israeliane, il gruppo avrebbe la capacità di liberare circa 30 ostaggi in più rispetto ai 50 inizialmente concordati. Mentre l'incertezza imperversava, ieri sera, in 100mila hanno manifestato in quella che è stata ribattezzata «Piazza degli ostaggi» a Tel Aviv.

Intorno alle 22 italiane, poi, sono arrivate notizie e conferme (dell'esercito) sulla liberazione dei 20: consegnati alla Croce rossa sono stati condotti al valico di Rafah per essere consegnati agli israeliani. Fra loro ci sono la piccola Emily Hand, di 8 anni e due fratelli: Noam Or, 17 anni, e Alma, 13 anni. Rapiti insieme ad altri membri della famiglia a Be'eri, il padre Dror è ancora in mano ad Hamas, la madre Yonat è stata uccisa quel giorno.

Poi Mia Regev (21 anni), Shiri Weiss e sua figlia Noga (18 anni), Sharon Avigdori e sua figlia Noam (12 anni), Adi Shoham e i suoi figli Yahel (3 anni) e Nave (8 anni), Hila Rotem (12 anni) e Shoshan Haran. Ieri sera erano già in Israele. La loro casa.

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