Scandali sessuali e razzismo. Bufera sulla nomina di Gaetz

Il nuovo procuratore generale finì sotto inchiesta per reati su minori e droga. Disagio tra i repubblicani. Musk: "Sarà la scure della giustizia"

Scandali sessuali e razzismo. Bufera sulla nomina di Gaetz
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Matt Gaetz alla Giustizia, Pete Hegseth al Pentagono, Tulsi Gabbard capo degli 007: le ultime nomine di Donald Trump per la prossima amministrazione Usa creano sconcerto in parte del Partito repubblicano, e almeno per alcune di esse si prospetta una dura battaglia per la conferma in Congresso. La scelta che ha provocato maggiore sorpresa e scompiglio è quella del controverso deputato della Florida Gaetz (trumpiano di ferro) come Attorney General.

La posizione di vertice della Giustizia Usa è forse la più delicata per il presidente eletto, oltre che un ruolo chiave del futuro gabinetto. Il 42enne si è già dimesso dalla Camera dopo l'annuncio: oggetto di un'indagine, poi archiviata per «scarsa affidabilità dei testimoni», per rapporti sessuali a pagamento con varie donne e con minorenni, per l'assunzione di droghe e per aver ricevuto regali in cambio di favori, dallo scorso giugno è sotto esame della Commissione etica della Camera che ha deciso di riaprire alcuni filoni dell'inchiesta per ulteriori provvedimenti. E se l'ormai onnipresente Elon Musk commenta affermando che «la scure della Giustizia sta arrivando», un coro di voci del Grand Old Party critica la nomina. Per Ty Cobb, ex avvocato dell'amministrazione Trump, Gaetz a capo della Giustizia è «un vaffa... all'America». E secondo quanto riferito da Axios, alcuni repubblicani sarebbero «disgustati»: «Lo volevamo fuori dalla Camera», ha detto un membro del Gop. «Gaetz ha più possibilità di cenare con la regina Elisabetta II che di essere confermato dal Senato», ha sostenuto invece il deputato dell'Ohio Max Miller. Per John Bolton, uno dei consiglieri per la sicurezza nazionale di The Donald nel suo primo mandato, la sua è «la peggiore candidatura per una posizione di gabinetto nella storia americana». Gaetz avrà bisogno del voto di almeno 50 senatori per essere confermato, il che significa che può permettersi di perdere l'appoggio di soli tre repubblicani della Camera Alta. Per l'ex speaker Kevin McCarthy (da tempo in conflitto con il 42enne, artefice della rivolta che ha portato alle sue dimissioni) «non verrà confermato al Senato, lo sanno tutti».

Tra le altre nomine recenti del presidente eletto c'è poi Tulsi Gabbard a capo della National Intelligence. «Per più di due decenni Tulsi si è battuta per il nostro Paese e le libertà degli americani. Come ex candidata democratica alle presidenziali ha un ampio sostegno in tutti e due i partiti. Ora è una repubblicana, so che porterà lo spirito che ha contraddistinto la sua illustre carriera alla nostra comunità di intelligence», ha detto Trump in una nota. Gabbard era candidata alle primarie nel 2020 e in passato è stata coinvolta da voci, mai dimostrate, che la volevano sotto la possibile influenza del Cremlino.

A creare parecchio sconcerto, all'interno del dipartimento della Difesa, è poi la scelta del 44enne Pete Hegseth, veterano di guerra pluridecorato e conduttore di Fox News per 8 anni, come capo del Pentagono. «La gente è scioccata, è solo una personalità di Fox News che non ha mai lavorato nel governo», hanno rivelato i funzionari della Difesa a Politico. Hegseth, se confermato dal Senato, guiderebbe 1,3 milioni di truppe attive in uniforme e oltre 750.000 civili, terrebbe incontri controversi con gli alleati degli Stati Uniti e svilupperebbe opzioni di attacco contro lo Stato islamico e i proxy iraniani. «Ti fideresti di lui per gestire Walmart? Perché abbiamo lo stesso numero di dipendenti», ha detto un ex funzionario del Pentagono facendo riferimento alla nota catena di supermercati americani.

Intanto aumentano le quotazioni di Alina Habba, avvocato di Trump di origini irachene, 40 anni e tre figli, alla guida della comunicazione della Casa Bianca. Di origini mediorientali, ferrea sostenitrice dell'agenda Maga, sarebbe a Mar-a-Lago in questi giorni a discutere l'eventualità della nomina.

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