Sarà la guerra, la fine del conflitto a stabilire i tempi di ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza Atlantica. Nel frattempo i Paesi del G7 si impegnano a fornire a Kiev «garanzie di sicurezza», nuovi aiuti militari e finanziari. Ma una cosa è certa e la conferma Joe Biden: «Kiev sarà nella Nato». «Siamo tutti d'accordo che il futuro dell'Ucraina è nell'Alleanza», garantisce il presidente degli Stati Uniti durante il secondo e ultimo giorno del vertice di Vilnius, in Lituania, dove si è svolto anche il primo incontro del Consiglio Nato-Ucraina, che Kiev definisce «strumento di integrazione». A quando l'adesione? «Ho la certezza che avverrà dopo la guerra. Le condizioni necessarie saranno raggiunte quando ci sarà la pace», spiega Volodymyr Zelensky, mentre il segretario generale dell'Alleanza, Jens Stoltenberg, chiarisce che «il summit marca l'inizio di una nuova relazione con l'Ucraina. Kiev è vicina alla Nato come mai prima d'ora», nonostante non sia stata definita la road map di ingresso che Zelensky chiedeva e il presidente polacco Andrzej Duda si dica convinto che «non sia stato fatto abbastanza».
A dettare i tempi dell'allargamento, che Mosca mai vorrebbe, sarà dunque il conflitto, l'approdo alla pace. Non prima, «per evitare un'escalation», sottolinea il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. L'ingresso immediato - spiega il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan - significherebbe guerra con la Russia. L'adesione non avverrà, dunque, «in un'ora e 20 minuti», ironizza Biden a chi chiede scadenze.
Nel frattempo, ecco «la vittoria importante» che Kiev incassa e grazie alla quale Zelensky parla di «successo» del summit, dopo i malumori del primo giorno, causati dalla mancanza di un calendario per l'adesione, e dopo qualche polemica ancora ieri, con il ministro della Difesa britannico Ben Wallace, che spiega indispettito quanto la gente dei Paesi alleati «vorrebbe vedere gratitudine da parte di Kiev». Macron smorza la polemica: «È legittimo che Zelensky sia molto esigente con noi». E a stemperare gli animi arriva l'annuncio più importante. Grazie a un'intesa raggiunta a latere del vertice, l'Ucraina ottiene «garanzie di sicurezza a lungo termine» dal G7, in attesa dell'ingresso, un cammino già velocizzato dalla decisione Nato di eliminare per Kiev l'obbligo i seguire il Piano d'azione per l'adesione (il Map). In cosa consistono le garanzie? Si tratta di impegni militari ottenuti tramite accordi bilaterali tra Kiev e i 7 Grandi e che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni considera «condizioni «indispensabili per arrivare alla pace». «Forniremo sicurezza all'Ucraina contro ogni aggressione possibile», spiega Biden. Che cita Churchill: «Aiuteremo Kiev a costruire una difesa forte e capace per terra, aria e mare». «Ci saremo per tutto il tempo necessario», promette il leader Usa. «Difenderemo la libertà, oggi, domani e per quanto serve», perché «è la vocazione della nostra vita». «Putin ha fatto una scommessa sbagliata», «pensava di dividerci, si è sbagliato». All'Ucraina sarà chiesto, in cambio delle garanzie, l'impegno a riformare il sistema giudiziario, contro la corruzione e per il rispetto dello stato di diritto. Zelensky chiede dettagli. Ma un punto è certo: «Mentre Kiev continua a liberare il territorio, la Nato sarà al suo fianco», ribadisce Stoltenberg.
Parole che agitano Mosca. «Le garanzie di sicurezza offerte dal G7 all'Ucraina violano la sicurezza della Russia», commenta il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che annuncia la visita di Putin in Cina, con data «da definire». Intanto il G7 dichiara anche che sbloccherà i beni della Russia solo dopo che Mosca avrà risarcito Kiev.
Il presente è la guerra ma il futuro, non si sa quanto vicino, sarà la pace, a cui la Nato lavorerà con la Svezia, prossimo membro dopo il via libera della Turchia, che il presidente Erdogan ha annunciato voterà «non prima dell'autunno». Il prossimo anno l'Italia ospiterà il G7 e la premier Meloni, che annuncia di essere stata invitata alla Casa Bianca il 27 luglio, spiega come al summit «intendiamo giocare un ruolo di primo piano anche sul tema della ricostruzione».
Del futuro di Kiev la Cia ha già parlato in parte con Mosca a fine giugno, conferma il direttore dei servizi di intelligence russi all'estero (Svr), Sergey Naryshkin. Ma Kiev precisa: «Gli 007 russi non hanno voce in capitolo su una guerra che l'esercito di Mosca sta perdendo».
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