Lo schiaffo di Medvedev. "L'Ue rischia di sparire". E Lavrov attacca gli Usa

Nuove accuse all'Occidente. Il ministro degli Esteri russo: "Non riusciranno a farci obbedire"

Lo schiaffo di Medvedev. "L'Ue rischia di sparire". E Lavrov attacca gli Usa

Nello stillicidio quotidiano di dichiarazioni anti-occidente pronunciate da Mosca, ieri è toccato al sempre più loquace e feroce Dmitri Medvedev, vice presidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione russa, e all'eterno ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ribadire il repertorio di accuse e recriminazioni, con qualche novità sul fronte europeo che lascia trasparire nervosismo per il pieno sostegno esibito dall'Unione europea all'Ucraina dopo il viaggio di Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz a Kiev. «L'adesione dell'Ucraina all'Ue richiederà decenni. L'Ucraina non potrà entrare prima della metà del secolo. E per allora il consesso europeo potrebbe non esserci più», ha scritto su Telegram, con tono cupamente profetico, l'ex presidente ed ex premier russo Medvedev, che con le sue uscite sempre più feroci contro i nemici della Russia sia sta affermando come papabile candidato all'eventuale successione a Vladimir Putin. «E se, toccando ferro, l'Ue scomparisse per allora? - si è chiesto Medvedev, fingendo che l'eventualità non gli faccia gola - Fa paura pensare che scandalo sarà, visto il tipo di sacrifici che è stato fatto sull'altare dell'adesione all'Ue e che inganno delle aspettative degli sfortunati ucraini», ha incalzato, paragonando la prospettiva europea dell'Ucraina alla realizzazione del comunismo in Urss. «Non è successo e l'Urss è crollata» prima del suo avvento.

L'uscita del numero due del Consiglio di Sicurezza russo, ex «colomba» del Cremlino, ora divenuto «falco», è solo l'ultima di una serie, in un'escalation verbale che si è fatta particolarmente brutale nelle ultime settimane. Pochi giorni fa, infastidito dalla visita dei tre leader europei a Kiev, Medvedev ha definito Macron, Scholz e Draghi rispettivamente «mangia rane, salsicce e spaghetti», relegando ognuno allo stereotipo culinario del Paese di appartenenza. Ancora prima era andata persino peggio. Degli occidentali, aveva scritto, sempre su Telegram, che sono «bastardi degenerati». E ancora: «I miei post sono così duri perché li odio. Vogliono la morte per noi, per la Russia. E finché sarò vivo, farò il possibile perché spariscano».

Più sofisticato, ma sempre parte attiva del braccio di ferro con occidente e Stati Uniti, ieri è tornato di nuovo a colpire verbalmente anche il numero uno della diplomazia di Mosca, l'abile Sergei Lavrov. «Gli Stati Uniti non riusciranno a farci obbedire», ha detto, in sintesi, il ministro degli Esteri in un'intervista a Rossiya 1. Ecco il suo discorso, più articolato, la prova che non passa giorno senza che Mosca non manifesti la sua insofferenza per la super-potenza rivale, gli Stati Uniti, e per l'occidente in generale, che Putin nel suo recente discorso al forum economico di San Pietroburgo ha decretato «finito». Armando l'Ucraina - ha spiegato Lavrov - gli Stati Uniti «stanno cercando di realizzare quello che avevano annunciato molto tempo fa, cioè che la Russia deve stare al suo posto, che non ha diritto alla propria voce nelle questioni internazionali, che deve obbedire alle regole inventate dagli Stati Uniti. Credo che capiscano molto bene che non ci riusciranno».

Anche per Lavrov le parole di ieri sono solamente le più recenti in un contesto di quotidiana sfida verbale all'occidente. In un'intervista di qualche giorno fa alla Bbc, l'uomo della diplomazia di Mosca ha ribadito allo sfinimento il teorema del Cremlino, cioè che quella della Russia non è stata un'invasione ma «un'operazione speciale», a cui il suo Paese sarebbe stato costretto perché «non c'era altro modo di spiegare che trascinare l'Ucraina nella Nato era un atto criminale».

Lavrov ha spiegato che «la Russia è quello che è e non se ne vergogna». A margine del Forum economico di San Pietroburgo ha poi definito la Ue e l'occidente «una macchina coloniale». E avanti tutta verso i prossimi insulti.

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