Schlein convoca la "piazza unitaria". Azione e Iv disertano

Gli ex Terzo Polo fuori dal corteo contro il governo. Sì di Conte, Santoro e Cgil

Schlein convoca la "piazza unitaria". Azione e Iv disertano
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La sinistra si unisce in piazza, dal Pd a Michele Santoro, passando per Conte. Ci voleva l'ottimo Donno, il peone 5S che «poteva anche essere morto» (come denunciato in aula dai compagni di partito), causa difesa del Tricolore e colpi ricevuti durante l'ultima mega-rissa a Montecitorio, per far debuttare una simile coalizione.

Persino durante le campagne elettorali comuni, come quelle in Sardegna o Abruzzo, Elly Schlein e Giuseppe Conte hanno evitato come la peste di farsi vedere assieme. Oggi invece lo faranno, nel pomeriggio a piazza Santi Apostoli, «in difesa della Costituzione e dell'unità nazionale», contro le riforme che nelle stesse ore verranno votate nelle aule parlamentari, e per denunciare «il clima di intimidazioni continue».

Insieme a loro anche Bonelli e Fratoianni (Ilaria Salis non pervenuta, il padre chissà), i rappresentanti di +Europa, il Psi di Maraio e persino Santoro (quello della lista filo-Putin bocciata alle europee), oltre al suo alleato Acerbo di Rifondazione e agli studenti pro-Pal reduci dai campeggi (e dalle vandalizzazioni) della Sapienza. Si capisce quindi perché il tentativo di portare in piazza anche la senatrice a vita Liliana Segre (che pure non ha lesinato dure critiche alle riforme) sia naufragato, vista la compagnia di giro e le parole d'ordine che rischiano di risuonare da quei microfoni. E si capisce perché l'appuntamento venga disertato anche da Azione e Italia viva. Non ci saranno né Carlo Calenda né Matteo Renzi, pur personalmente invitati da Elly Schlein: entrambi fanno sapere che la battaglia preferiscono farla in Parlamento anziché sui palchi. Tanto più visto il rischio di ritrovarsi in compagnia di putinisti, anti-ucraini, odiatori di Israele che strizzano l'occhio ad Hamas e vogliono sciogliere la Nato.

Non ci sarà probabilmente neppure il segretario Cgil Maurizio Landini, per tutt'altre ragioni: il suo sindacato aderisce, e ci mancherebbe, ma il Gran Capo (nonché aspirante federatore della sinistra) non si spreca a fare l'ospite delle piazze altrui: «L'appuntamento al momento non è nell'agenda del segretario», dicevano ieri sera dal suo quartier generale. Poco male: l'elenco di quelli che vogliono parlare «è talmente lungo che la manifestazione dovrebbe durare due giorni per farceli entrare tutti», spiegava ieri sera uno degli sherpa chiamati a organizzare la scaletta, e ad arginare il rischio che vengano dette nefandezze troppo gravi (ragion per cui ieri sera si cercava ansiosamente una scusa per non far parlare Santoro e Acerbo) e tenere a bada le ansie di protagonismo delle sigle aderenti, dall'Arci alle Acli fino all'Anpi di Pagliarulo, che a differenza di Landini pur di farsi vedere parlerebbe pure alla Sagra della Salsiccia.

La segretaria Pd Schlein, gran tessitrice dell'evento, è assai entusiasta dell'operazione. Che serve a incoronarla - sia pur in spirito di «inclusività» - come leader politica dell'opposizione, col povero Conte costretto dal ko elettorale a seguirla.

E come regina delle piazze: dalle 123 tappe della maratona elettorale alla contro-manifestazione del 2 giugno (poi derubricata a comizio di quartiere). Fino alle danze scatenate al ritmo di Raffa sul carro del Pride di sabato. Quello dove non erano graditi gli ebrei.

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