Schlein dice che è impegnata. E paga l'esperta per vestirsi

La segretaria Pd confessa a Vogue di affidarsi ai consigli di una "armocromista". Per 300 euro l'ora

Schlein dice che è impegnata. E paga l'esperta per vestirsi

La Liberazione passa per un trench. Annodato stretto in vita e cromaticamente perfetto per il suo incarnato (almeno è quello che pensa lei). Il 25 aprile, Vogue fu. Mentre l'Italia si sbranava sui rigurgiti fascisti settantotto anni dopo, Elly Schlein, la segretaria del partito del popolo, rompeva il silenzio dalle pagine della Bibbia della moda, del Bignami del lusso. Niente di riflessivo o sofferente o strategico, quindi, nel suo tacere: semplicemente Elly, aspettava il pulpito giusto tra un Patek Philippe, una cassa di Dom Perignon e una foto di un Riva Super Aquarama del 1962. A chi altri, se non a Vogue, Elly avrebbe potuto confessare di vestirsi «seguendo i consigli di un'armocromista» che costa trecento euro all'ora? E noi a chi altri, se non a Elly, dovremmo confessare il sospetto che la sua armocromista la detesti oppure voti a destra?

Dal no alle armi (in Ucraina) al sì all'armocromia. Dalle piazze piene di «plebe» alle pubblicità dei vini francesi, di quelli che fanno l'inchino al palato. Dai diritti civili alle serie tv: «Le guardo alla sera per decomprimere, adoro Stranger Things, Vikings, The Crown, oppure gioco alla PlayStation». Massì, chi l'ha detto, in fin dei conti che si debba scegliere una vita alla volta? Una certa idea è tutt'altro che un'idea certa.

Il 25 aprile Elly Schlein si solleva dai revisionismi storici, dai doveri partigiani, sorvola sulle piazze urlanti e sulle sfiancanti, puerili richieste della gente comune e plana su Vogue: vestita di quelle cromie care alla sinistra, color pozzanghera spenta, e a far valere i suoi ideali a dondolo. A trentasette anni è il primo segretario donna del Pd, ha una bella fidanzata, una famiglia di intellettuali alle spalle, il gusto delle vacanze (l'8 aprile si era presa una pausetta perché era dal 26 febbraio che macinava e il rischio di andare in bornout è dietro l'angolo); ha il bisogno di ascoltare musica «in questi ultimi tempi ho avuto poco tempo per ascoltare musica e ho capito che incide negativamente sulle mie giornate, sul mio umore», e ha l'estro di assoldare un'esperta dell'immagine (peraltro chi l'avrebbe mai detto che Elly come la vediamo è esteticamente alla sua piena efficienza?). Ma se c'è una cosa che il servizio su Vogue aiuta a chiarire definitivamente è che la donna col megafono in mano che prometteva un partito di lotta e battaglie civili, nella vita reale non ha una sola urgenza. Quiet luxury, low profile, persino un po' fanè con quei capelli trascurati che la fanno sempre sembrare una arrivata a nuoto: eppure Elly è irrimediabilmente snob, per questo ha eccitato tanto la sinistra. Non certo, riteniamo, perché affidando a Vogue il suo manifesto programmatico dice cose fondamentali come: «Bisogna accettare che possiamo perdere»; «non tutti siamo delle eccellenze»; «io provo a rimanere comunque sempre in contatto con me stessa, ad ascoltarmi»; «le aspettative molto alte sono un'arma a doppio taglio»; «condividere un'idea ti aiuta a trasmetterla»; «non ci serve una premier donna se non si batte per migliorare le condizioni di altre donne»; «non cedere all'indifferenza davanti alle ingiustizie»; «avere la consapevolezza dell'emergenza climatica»; «la raccolta differenziata sostiene l'economia circolare»...

No la sinistra adora la Schlein perché detesta le modeste origini e i frettolosi imborghesimenti. La sinistra vuole (almeno) sei generazioni di laureati nel pedigree, pretende di conoscere il «terroir» di provenienza come per il vino. Vuole poter contare sul disprezzo dei problemi pratici o quantomeno su una coriacea idiosincrasia a risolverli. La sinistra, tra i «suoi», vuole gente che voli alto ed è più facile se non parte dal basso.

Elly, che non va in affanno, che non si danna, che non si scompone, che si fa vestire dall'esperta dei colori, che entra in punta di piedi e poi li pesta, è perfetta nel gregge di chi rifiuta il gregge. E ora che Vogue ha consacrato il leader perfetto della sinistra, «bandiera rossa la trionferà». Beh certo, solo se si abbina bene con l'incarnato.

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