Milano. Niente comizi e politici giù dal palco ma la neo segretaria del Pd Schlein sale alla fine per ballare sulle note di «Bella ciao» e raccogliere i cori del popolo arcobaleno («Elly, Elly») che ieri ha manifestato in piazza Scala a Milano contro lo stop alle trascrizioni dei figli di coppie omogenitoriali. Anche Vladimir Luxuria nella veste di conduttrice durante la giornata chiama l'applauso: «Ringraziamo in particolare Schlein che è qui con noi». E la piazza risponde. Diecimila persone «sono presenti o ci hanno contattati in 48 ore» precisano gli organizzatori - Arcigay, i Sentinelli e associazione Arcobaleno -, che significa meno della metà in presenza. Sventolano bandiere Pd, Movimento 5 Stelle (arriva con bimbo in passeggino l'ex sindaca di Torino Chiara Appendino che per prima diede il via alla registrazioni), della Cgil, qualche manifesto anti governo («Get away from them, you fascist» o «Meloni tu non sei mia madre, lascia in pace le mie»). Il flash mob a cui partecipa anche Schlein sotto il palco è una piazza con il pugno chiuso che stringe una penna, simbolo delle firme negate. Schlein arriva a mezz'ora dall'inizio con il deputato Alessandro Zan e l'ex candidato governatore in Lombardia Pierfrancesco Majorino, tra i registi della manifestazione sui diritti gay. «Il governo si scaglia contro i bambini» sostiene Schlein, mentre sta montando la protesta anche nel suo partito. Lancia «un messaggio a Meloni, la smetta di discriminare i figli di queste meravigliose famiglie, bambini che vanno già nelle nostre scuole, la società più sicura è una società più inclusiva. Ci stiamo già muovendo per portare avanti anche in Parlamento le aspettative emerse dalla piazza, è pronta una legge scritta da Zan con la Rete Lenford e le famiglie arcobaleno, chiede il pieno riconoscimento dei diritti delle figlie e dei figli di coppie omo». La proposta di legge «è già stata presentata e continueremo a spingere perché venga calendarizzata presto, lavoreremo anche con le altre forze di opposizione perché è una battaglia di civiltà». Tocca al sindaco di Milano Beppe Sala, arrivato a sorpresa sul palco, ricordare che sul ddl Zan «io ci ho messo la faccia e sono rimasto scottato, siamo arrivati a nulla. I numeri in Parlamento non sono tanti, il Terzo Polo cosa farà in questo caso?». Tant'è, sul palco chiede di «fidarsi dei sindaci. C'è un vuoto normativo che va colmato e questo governo sta facendo di tutto per umiliare chi la pensa in maniera diversa. E non si può semplificare parlando di rischio utero in affitto, basta con queste sciocchezze, io guardo negli occhi le famiglie e mi immedesimo. Sono con voi». Ma non è pronto a fare disobbedienza civile come gli chiedono le famiglie e i radicali, «se firmo e la Procura impugna gli atti illudo le persone. Sentirò anche gli altri sindaci, se si avvia almeno l'iter in Parlamento posso farlo». Crede che anche all'interno del centrodestra ci siano «tanti che vivono gli stessi problemi ma si nascondono. Sono cattolico ma vedo cosa succede nella comunità, chi vive sul territorio sa che il mondo è cambiato» e si riferisce anche al sindaco leghista di Treviso a favore delle trascrizioni o al governatore del Veneto Luca Zaia che intende aprire un centro regionale per il cambio di sesso. Il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini al termine della manifestazione ribadisce su Facebook: «Il papà si chiama papà. E il 19 Marzo è la festa del papà, non del genitore 2». Match a distanza con Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi e oggi di Paola Turci.
«È un governo totalmente omofobo, Salvini e i sovranisti sono omofobi. Ma voglio avere fiducia in Giorgia Meloni, nella donna che è» commenta dalla piazza. «Quanta rabbia, quanto odio - ribatte Salvini -. Io rispondo con lavoro, pace, amore e rispetto».
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