Se mercoledì ha preferito disertare il confronto diretto con la premier nell'aula del Parlamento, rinunciando a intervenire e anche a farsi vedere, ieri Elly Schlein (nella foto con Paolo Gentiloni) ha provato a fare la contro-Meloni in trasferta, e da lontano.
Più safe (soprattutto sullo scomodo tema dell'Ucraina e del sostegno militare, su cui glissa anche in Belgio) e più politicamente redditizio, visto che il vertice del Pse, riunito a Bruxelles in occasione del Consiglio Europeo, le ha dato l'occasione per debuttare da segretaria Pd a fianco di leader e premier del calibro di Pedro Sanchez, Sanna Marin, Antonio Costa. Per ognuno ha un complimento ad hoc: «Ho proposto di prendere a modello la vostra legge sui precari», dice al premier spagnolo. «Vorrei il vostro modello di congedo parentale anche in Italia», dice alla finlandese. Poi incontra i membri Pse dell'esecutivo comunitario, da Paolo Gentiloni («Un ottimo esordio per Elly qui a Bruxelles») a Frans Timmermans a Elisa Ferreira.
Una passerella diplomatica e mediatica che serve alla segretaria dem per proporsi in Patria come contraltare della presidente del Consiglio, che a pochi passi di distanza da lei partecipa al vertice dei capi di governo dell'Unione. Schlein lo ammette: «Sono qui anche per fare networking», dice. Poi attacca duramente il governo italiano, picchiando soprattutto sul tasto più doloroso per Meloni, quello dell'immigrazione e delle stragi in mare: «Il governo fa le domande sbagliate alla Ue, e dalle bozze di conclusioni che circolano ottiene poco: tre righe che non vogliono dire nulla, altro che centralità italiana». Invece, Meloni «dovrebbe avere il coraggio di affrontare i suoi alleati nazionalisti come Orban, che bloccano ogni solidarietà e condivisione dell'accoglienza». La sua controproposta è chiara: «Serve una Mare Nostrum europea, una missione comune di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo col mandato di salvare vite».
Sulla questione Ucraina, Schlein ascolta al vertice Pse le parole del segretario generale della Nato che parla con chiarezza della necessità di aumentare le spese militari, anche oltre il 2% previsto. Ma evita di commentare. Intanto la segretaria Pd dà una nuova prova della sua abilità nel rimbalzare e aggirare qualsiasi presa di posizione diretta sui temi spinosi, dagli organigrammi interni fino ai trattati internazionali, senza mai sbilanciarsi pro o contro qualcosa. Esemplare sulla spinosa questione del Ceta, l'accordo di libero scambio tra Canada e Ue, che va ratificato: nel 2017, da europarlamentare, Schlein votò contro insieme ai «sovranisti» di Lega, Meloni e M5s. Il Pd però è in maggioranza favorevole, e ora lei dice che non vuole avere «atteggiamenti pregiudiziali» e che «ci confronteremo nei gruppi parlamentari prima di prendere una decisione».
A Roma la attende un partito diviso e in fibrillazione sulle nuove nomine, a cominciare dai capigruppo che dovrebbero essere eletti martedì: la nuova segretaria punta a sceglierli entrambi nella propria area (Boccia e Braga) lasciando alla minoranza di Bonaccini il contentino della conferma di Benifei al poco ambito posto, in scadenza, di capo-delegazione a Strasburgo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.