Scholz si arrende ai tank: "Sì all'invio dei Leopard". Biden manda gli Abrams

Verdi e liberali favorevoli. Il capo del governo Spd tentenna, ma sia Germania che Stati Uniti sono ormai a un passo dall'ok: pronti 100 carri armati per l'Ucraina

Scholz si arrende ai tank: "Sì all'invio dei Leopard". Biden manda gli Abrams

Berlino - Se fosse dipeso dalla ministra degli Esteri della Germania, la verde Annalena Baerbock, la richiesta della Polonia di poter inviare in Ucraina dei carri armati d'assalto Leopard 2 di fabbricazione tedesca si sarebbe risolta nel giro di un quarto d'ora. Ma il governo federale tedesco è sostenuto da una maggioranza in cui i Grünen e i Liberali sono i soci minoritari mentre per le decisioni importanti l'ultima parola spetta al capo del governo, Olaf Scholz, del partito socialdemocratico. Da mesi il cancelliere ripete il mantra del non allargamento del conflitto e di come la Germania preferisce restare un passo indietro. La richiesta di Varsavia obbliga invece Berlino a scelte che i tedeschi preferirebbero evitare. A cominciare dai Leopard 2.

Per anni si è scritto del cattivo stato in cui versa la Bundeswehr: solo un mese fa anche prodotti relativamente moderni (o modernizzati) come i veicoli corazzati per fanteria (Ifv) della classe Puma sono stati ribattezzati Pannenpanzer (i panzer delle panne), a cause di inattesi problemi alle ruote dentate e per malfunzionamenti dell'elettronica. Quella del Leopard 2 è un'altra storia: progettato dalla Krauss-Maffei, dotato di un cannone realizzato da Rheinmetall e di motore Mtu Friedrichshafen, il Leopard 2 è un carro da combattimento molto apprezzato in ambito Nato. Solo fra i 30 Paesi del patto atlantico ci sarebbero 2mila Leopard in attività; e la Polonia è il primo partner dell'alleanza ad aver richiesto alla Germania di dare luce verde alla consegna dei carri a Kiev. La Russia ne ha subito approfittato per alimentare la paura dei tedeschi di un coinvolgimento nella guerra per il controllo del Donbass e del Mare d'Azov: «Le consegne (di carri armati tedeschi all'Ucraina) non promettono nulla di buono per il futuro delle relazioni (russo-tedesche)», ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ripreso da Interfax.

La manovra russa sembra però destinata a fallire: perché se è vero da un lato che il cancelliere tedesco nicchia è altrettanto vero che fra un tentennamento e un altro la Germania fa a gara con il Regno Unito per fornire materiale bellico all'Ucraina. Con una differenza: se Londra lo rivendica ad alta voce, Berlino continua con una politica del tira e molla che lascia spesso interdetti gli alleati. Basti pensare che, ben lungi dall'idea di condividere i propri Leopard con i generali di Kiev, fino a ieri quelli tedeschi non sapevano neppure quanti ne avessero nei propri arsenali. Ci ha pensato la Cnn a fornire la risposta: sarebbero 320 delle serie A5, A6 e A7 secondo una fonte della Bundeswehr alla quale solo pochi giorni fa il neoministro della Difesa Boris Pistorius ha chiesto di fare una cernita dei carri da combattimento. Le serie precedenti (come la A4) e i modelli precedenti (come il Leopard 1) non sarebbero più nella disponibilità delle forze armate ma di alcuni produttori di materiale bellico come Rheinmetall e Ffg. In tutto si conterebbero altri 238 carri più vecchi, solo alcune decine dei quali relativamente pronti a tornare in battaglia.

Al di là dei numeri, l'insistenza dei polacchi per un invio dei Leopard in Ucraina a dispetto di quanto deciso dai ministri della Difesa della Nato pochi giorni fa a Ramstein in Germania ha avuto un effetto-valanga. Oggi sarebbero dodici i Paesi disponibili a fornire circa 100 carri da combattimento made in Germany (fermo restando l'ok di Berllno): fra questi ci sarebbero Spagna, Paesi Bassi e Danimarca. Di più: anche gli Stati Uniti, ha scritto il Wall Street Journal, sarebbero intenzionati a cedere a Kiev «un numero significativo di carri armati Abrams» nonostante le superiori difficoltà di uso e manutenzione di questa categoria di carri meno conosciuta in Europa.

Messo sotto pressione dagli alleati di governo e da quelli del Patto atlantico, il cancelliere Scholz non sarebbe in condizione di opporre il proprio no all'invio dei Leopard, non solo di quelli venduti all'estero, ma anche di quelli della Bundeswehr. Lo ha scritto lo Spiegel secondo cui Berlino, si presume sempre cercando di restare un passo indietro, si disporrebbe a cedere a Kiev «almeno una compagnia» di carri da combattimento.

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