Dobbiamo «solo» reimparare a sciare, con nuove regole. Poi, via libera. Natale e fine anno (forse) come timido rodaggio per qualcuno, per salvare almeno il primo slalom del 2021 e magari una primavera più mite per tutti. Questo è il piano Marshall del mondo bianco che domani presenterà, pur con estremo ritardo, prima al Cts, poi al Governo le linee guida per tornare sugli sci. La partenza è stata goffa, maldestra, dettata più da buona fede ed ingenuità: il caso delle code - alle sole biglietterie di Cervinia con il collo di bottiglia per provare la febbre e ritirare gli skipass già acquistati on line ha pesato a Roma? Forse non quanto l'indecisione delle Regioni che, prima hanno pensato ognuno per sè, e che ora provano a fare squadra.
Scordiamoci il vernissage dell'Immacolata, la priorità è partire con innevamento programmato che si aggiunge ai fiocchi naturali già scesi. Poi si devono garantire, senza caos, le tappe di coppa del Mondo in calendario dalle Dolomiti alla Valtellina fra il 16 e il 29 dicembre. Campioni, first: e stavolta, essendo arrivati così a ridosso, è comprensibile. Il danno per il turismo e l'immagine della montagna, in fondo, è già alto: si calcola un 70% di fatturato, solo ad oggi. «Meglio ripartire con prudenza e chiarezza» è il coro, ora finalmente unanime, degli impiantisti cui è mancato un coordinamento. La loro ritrovata compattezza si basa su pochi punti finalmente condivisi. Esce di scena la rilevazione della febbre: impossibile manuale, inattendibile col termoscanner esposto al freddo. La capienza degli impianti scende al 50% per le funivie, al 65% per le ovovie, normale per impianti aperti come seggiovie e skilift. A bordo obbligo di mascherina, che sarà pronta sotto a sciarpe e scaldacollo, evitare di telefonare e di fumare anche nelle zone di passaggio. La capienza tornerà piena solo in caso di emergenza meteo. Collegato ad una capienza variabile, gli impiantisti hanno ingoiato il boccone più amaro: arriva il numero chiuso che sarà stabilito dalle Ats per ogni località. Per gli sciatori significa programmare, ma col Covid abbiamo imparato a farlo anche per andare a cena o al museo. A proposito di spuntini: numero chiuso, turni, nessun «rave» per l'apres ski, tutto placée, anche in baite e chalet su piste, fermo restando che, in caso di maltempo, restano presidi di rifugio. Gli sciatori dovranno imparare anche a comprare lo skipass on line: già si poteva, ma la necessità di passare in cassa per il ritiro di una card magnetica, rendeva poco appetibile il servizio. Purtroppo i tornelli dello sci non sono ancora passati alla tecnologia ottica, come per il treno o i concerti che leggono Qr code. Solo Dolomiti Super Ski sta sperimentando una app che dialoga con il cellulare, ma non è pronta. Restano, però, molti modi taglia coda: Telepass (attivazione gratis fino a fine mese) permette di domiciliare sul conto gli skipass di una ventina di località. Sulle Dolomiti si riconferma la card My Dolomiti, in val D'Aosta c'è Teleskipass, valida su tutte le località, mentre fra Trentino e Valtellina si punta su My Pass e sull'app Qoda che visualizzerà in tempo reale la situazione di impianti e rifugi (che aderiranno). Sono tutte card con un piccolo costo di attivazione: in alcuni casi vengono spedite a casa, poi si ricaricano o si domiciliano su conto o carta di credito. Snowit è invece una sorta di «groupon della neve» con offerte per il soggiorno. Fondamentale diventa il ruolo degli alberghi che proporranno acquisto skipass nel pacchetto, evitando ai clienti la biglietteria.
Quando le regole saranno approvate si spera che sarà anche sciolto il nodo degli spostamenti fra Comuni, Regioni e territori di colore diverso. Inutile ed antieconomico aprire gli impianti se non ci si potrà spostare. Sarebbe come fare le pentole e non i coperchi. E la neve non ama le tinte diaboliche.
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