A potersi permettere di scagliare la pietra, dovrebbe sempre essere chi è senza peccato. E con questo sarebbero davvero in pochi a poterselo permettere. Di certo non gli Usa che di peccati ne hanno molti e nonostante questo pretendono sempre di dividere il mondo in buoni e cattivi: buoni sempre loro, cattivi gli altri. Così come in un articolo del New York Times che, partendo dagli orribili fatti di cronaca di questa nostra estate, mette in pentola un gran minestrone nel quale finiscono anche Giorgia Meloni, il compagno Andrea Giambruno e una spruzzata di luoghi comuni sull'italica stirpe. Il tutto per arrivare a dire che «il Paese ha un atteggiamento sciovinista verso le donne». Ma da che pulpito una predica fatta da chi, ci sia concesso, farebbe meglio a guardare nelle sue mutande, prima che in quelle degli altri. Perché che questi crimini siano orribili lo sappiamo anche noi e ci siamo già interrogati e fustigati a sufficienza. Inutile sentirci dire che femminicidi e stupri di gruppo hanno «riaperto il dibattito sulle aree più degradate del Paese e sui suoi atteggiamenti sciovinisti nei confronti delle donne». Superfluo ricordarci le violenze di gruppo a Caivano e Palermo, così come le «donne accoltellate» dai partner. Assolutamente fuori logo, invece, commentare la visita della Meloni a Caivano, dicendo che la «prima donna e prima leader dell'estrema destra alla guida dell'Italia, ha trascurato la questione dei diritti delle donne e si è invece concentrata su legge e ordine, definendo i crimini barbari». Aggiungendo i commenti controversi di Giambruno e un rapporto Istat secondo il quale «in Italia è ancora diffusa l'idea che le donne vittime di abusi siano in qualche modo colpevoli di aver provocato l'aggressione. Un atteggiamento che si ritrova nei commenti del compagno e padre della figlia della premier». L'idea, ci vanno giù pesante, che «il comportamento o l'abbigliamento di una donna possano scatenare la violenza permea anche i tribunali italiani». Ora, va bene tutto, ma sentire questo da chi ha convissuto con il «sistema Weinstein», il produttore che di molestie e ricatti sessuali ha fatto un metodo di lavoro è davvero un po' troppo. Senza parlare del dilagare degli scandali sessuali che finalmente vengono a galla a Hollywood o dell'immagine che della donna aveva un loro presidente, sincero democratico, che induceva una stagista a pratiche non strettamente previste nel contratto.
E per quanto riguarda lo sciovinismo che in senso negativo è l'attitudine a un «nazionalismo esclusivo ed esaltato che si esprime in un'aprioristica negazione dei valori e dei diritti degli altri popoli e nazioni», gli Usa di lezioni sarebbe meglio evitassero di darne.
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