La sconfitta della sinistra sull'economia

Sarebbe provincialistico enfatizzare e soprattutto italianizzare la sconfitta di Sanna Marin in Finlandia

La sconfitta della sinistra sull'economia

Sarebbe provincialistico enfatizzare e soprattutto italianizzare la sconfitta di Sanna Marin in Finlandia. Essa non segna né la débâcle della sinistra né la cavalcata dell' «estrema destra» (che era già stata al governo in passato). Con tre partiti divisi tra loro da poche decine di migliaia di voti, la Finlandia si conferma, nella storia delle democrazie nord europee, come un sistema consensuale, se non consociativo, in cui tre o quattro soggetti principali entrano ed escono dal governo, alleandosi di volta in volta tra loro. Le barriere ideologiche sono molto friabili e il passaggio da un esecutivo di un colore a quello di un altro non è, solitamente, segnato da radicali cambi di programma. Sono inoltre, tradizionalmente, democrazie poco carismatiche, dove il capo del governo è a malapena conosciuto fuori dai confini.

Sanna Marin è stata un'eccezione: sia per la giovane età, 34 anni quando assunse l'incarico, sia per la sua importante leadership nei confronti della Russia. È già comunque passata alla storia, per avere convinto i finlandesi ad aderire alla Nato, soprattutto lei che proveniva dai socialdemocratici, i meno atlantisti tra i principali partiti finlandesi. Possiamo dire che è stata un Enrico Letta che ce l'ha fatta: ha cambiato volto al suo partito, mentre il Pd post Letta è tornato alla consueta ambiguità pacifista. In ultimo, Marin ha regalato una patina di charme anche se, in termini di idee politiche, difficilmente verrà ricordata, nella storia della sinistra, come una novella Tony Blair o anche un Olaf Palme. Anche perché ha comunque perso le elezioni e questo suona come abbastanza clamoroso, vista la sua proiezione internazionale, mai posseduta da nessun premier di quel paese, prima di lei. La ragione della sconfitta va cercata nel noto adagio dell'allora consigliere di Bill Clinton: it's the economy, stupid.

I finlandesi, pure radicati a pochi chilometri dalla Russia, che li ha invasi più volte nei secoli, hanno comunque votato guardando il loro conto in banca: l'inflazione soprattutto, e una certa perdita di dinamismo economico, sembrano aver contato di più della paura del pericolo russo.

Anche perché gli elettori hanno comunque premiato il partito di Orpo che, sul piano dell'atlantismo, era a favore dell'ingresso nella Nato ben prima dei socialisti. La lezione è sempre la stessa: con la politica estera non si vincono le elezioni. Anche se, senza di quella, una nazione semplicemente non può esistere.

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