RomaL'effetto sui consumi del bonus da 80 euro introdotto dal governo di Matteo Renzi è «quasi invisibile», mentre sull'Italia aleggia concretamente lo spettro della deflazione che significherebbe dare l'addio sicuro a tutte le speranze di ripresa nel 2015. È quanto è emerso dalla conferenza stampa di Confcommercio per la presentazione dell'indicatore dei consumi di giugno. Il premier non ha gradito. «A quelli che dicono che gli 80 euro non sono serviti a niente dico che ci sono 11 milioni di italiani che la pensano diversamente», ha replicato.
Il dato più eclatante, però, è un altro. «La nostra stima dell'inflazione tendenziale per il mese di agosto è -0,2 per cento. Se fosse confermata dall'Istat a fine mese, si tratterebbe della prima volta dal 1959», spiega Mariano Bella, direttore del Centro studi di Confcommercio. Il trend è preoccupante: la variazione annua dei prezzi al consumo ha progressivamente ridotto il già esiguo ritmo di incremento. Dallo 0,5% di maggio si è scesi allo 0,3% di giugno per terminare con un +0,1% preoccupante a luglio. La tendenza negativa potrebbe proseguire.
Ma cosa significa deflazione? Pochi potrebbero ricordarsi del 1959. Oltretutto, in quel caso si trattava di una deflazione «positiva»: l'Italia stava preparando il boom e gli accorti governi centristi (prima di quelli «spendi e spandi» di centrosinistra) perseguivano rigorosamente una politica ferrea di mantenimento del tasso di cambio della lira e di ultramoderazione salariale. Rivalutazione e bassa capacità di spesa mantenevano il bilancio pubblico in ottima salute. Oggi, la deflazione si innesterebbe su un'economia in recessione e su conti pubblici traballanti. I consumi si fermerebbero di schianto (nessuno compra sapendo che i prezzi si abbasseranno) e gli investimenti si contrarrebbero perché nessuno chiederebbe un finanziamento per un bene che non si rivaluta.
L'indicatore dei consumi di Confcommercio è la fotografia di questa situazione. A giugno la crescita tendenziale è stata dello 0,4%, ma rispetto al mese di maggio si è registrato solo un +0,1%. Insomma, la prima erogazione del bonus da 80 euro non ha prodotto effetti «visibili». Al +3,8% delle spese in comunicazione e al +1,1% delle spese per alberghi e ristoranti fa da contraltare -1,1% dei comparti trasporti e abbigliamento.
«Il bonus è una misura che va nella giusta direzione, ma non è certo riuscito a provocare uno choc sui consumi», ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. L'intento dell'organizzazione, infatti, non è quello di fare polemica politica con il premier ma di porre l'accento sulla necessità di misure strutturali che sostengano la crescita. Insomma, meglio sarebbe allargare la platea dei beneficiari ad autonomi e pensionati (ma Renzi ha già detto di non essere in grado di garantirne la copertura), meglio ancora «abbattere la pressione fiscale record utilizzando il taglio della spesa pubblica improduttiva e dalla lotta all'evasione», ha precisato Sangalli. Come ha sottolineato Daniele Capezzone (Fi), «gli 80 euro sono stati mangiati dalle tasse sulla casa e sul risparmio».
L'imperativo è crescere, ribadisce Confcommercio, anche perché solo in questo modo si eviterebbe una manovra correttiva.
«Un 2014 così rischia di compromettere le prospettive di crescita del 2015», ha concluso il numero uno di Piazza Belli. «Se nel secondo semestre l'Italia non cambia verso, non si fa nemmeno il +0,4% l'anno prossimo», ha aggiunto Bella. Chissà in quale categoria di «gufi» li inserirà il suscettibile Renzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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