Lo scoop inventato sull'inchiesta che non esiste

Puntuale come poche cose nella vita, arriva il falso scoop su un'inchiesta che non c'è: ecco l'ultimo trovato da "Repubblica"

Silvio Berlusconi e Mr Bee, azionista del Milan
Silvio Berlusconi e Mr Bee, azionista del Milan

Puntuale come poche cose nella vita, arriva il falso scoop su un'inchiesta che non c'è. Ieri Repubblica titolava in prima pagina «Vendita Milan e diritti tv, i pm aprono un'inchiesta». Dentro il quotidiano due pagine in cui questa notizia non c'è. Due pagine e due articoli, letti tre volte perché non si sa mai. Invece niente. Non c'è. Si mescolano cose che non c'entrano per disegnare uno scenario che dovrebbe sembrare verosimile, ma che con la verità non c'entra nulla. La conferma dell'inesistenza dell'indagine arriva da fonti della procura di Milano, che ieri pomeriggio hanno escluso che ci sia un Pm che sta indagando sulla vendita del Milan. Cosa ovvia, come sanno anche a Repubblica , anche perché la vendita del Milan non c'è ancora stata. Si può aprire un'inchiesta su qualcosa che ancora non esiste? Ma qui la verità non conta, vero? Conta che con l'avvicinarsi del giorno della trattativa tra Berlusconi e Mister Bee Taechaubol bisogna evidentemente agitare le acque. Siccome la procura di Milano indaga invece sui diritti tv, si cerca un pretesto per tirare in ballo il Milan. E i 480 milioni che la cessione della minoranza azionaria dovrebbe portare nelle casse di Fininvest. È un meccanismo noto. Ma stavolta siamo nel surreale. Qual era il giornale che faceva il tifo per Mr. Bee? Il giornale che parlava sempre con Mr. Bee? Repubblica . Che ieri nelle sue due pagine ha trattato lo stesso Taechaubol con sufficienza. Parla di valutazione esagerata, attribuendo così a quello che era fino a l'altro ieri un manager scaltrissimo, scarse capacità nelle trattative. Evidentemente, quando Repubblica parlava (e faceva il tifo) dell'ipotesi che Bee comprasse la maggioranza del Milan era un fenomeno perché significava l'uscita di scena di Berlusconi dal mondo del calcio. Quando invece s'è capito che la trattativa si basava sull'acquisizione di un pacchetto di minoranza l'entusiasmo è venuto meno.

Il falso scoop su una notizia che non c'è si basa sul nulla, tanto che persino l'articolo che dovrebbe rivelare «l'inchiesta segreta che scuote il calcio» (questo il titolo delle pagine interne) dice: «Quale sia il collegamento tra l'inchiesta sui diritti e la trattativa sull'Ac Milan è praticamente impossibile saperlo». Come a dire: lanciamo questa bomba, nascondiamo la mano e se finisce nel cestino della memoria noi l'avevamo detto che non si poteva sapere nulla. Spazzatura, fango, illazioni, congetture, chiacchiere da bar. Come la valutazione esagerata. Due privati, non quotati in Borsa, senza amministratori pubblici danno il valore che vogliono e che ritengono congruo a una compravendita. E invece no. Si parla di sospetti, di segreti, di dubbi. L'obiettivo può essere solo uno: provare a far saltare la trattativa. Come? Sulla base di che cosa? Con l'aggravante che tutto, a cominciare dall'inchiesta che non esiste, viene venduto come se fosse qualcosa di reale. Quale sarebbe il reato? Si usa un'inchiesta vera (molto discutibile, ma vera) sui diritti tv in cui nessun club è coinvolto per gonfiare il vuoto pneumatico della bufala sul Milan, ricostruendo collegamenti che Repubblica stessa smonta.

Di autentico qui c'è solo la querela che Fininvest ha annunciato ieri a Repubblica . Milionaria. D'altronde ballano 480 milioni, balla un'operazione importante, la vendita di un pezzo di uno dei club di calcio più importanti al mondo. Stavolta spacciare il nulla per informazione può costare caro.

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