Un provvedimento dopo l'altro il governo giallorosso, in epoca di Coronavirus, si sta vorticosamente avvitando su se stesso, totalmente privo di quella logica consequenziale decisiva per trovare la via di uscita e facilitare la vita dei cittadini martoriati dalla pandemia di Coronavirus. E fino a oggi non ne ha conclusa una buona.
Neppure la misera ordinanza firmata dalla Protezione civile che ha destinato da ieri, 400 milioni ai comuni per i bonus alimentari alle famiglie in difficoltà, è stata concepita in modo lineare. Anzi le municipalità avranno parecchie difficoltà ad erogare i soldi a chi ne ha bisogno - che al momento saranno non più di 300 euro una tantum - perché la cosiddetta anagrafe sociale delle persone in assistenza contempla solo coloro che percepiscono dal Comune un assegno annuale di aiuti economici. Sono esclusi i percettori di reddito e pensione di cittadinanza e anche i tanti disabili che vivono in famiglia. Vale a dire che i Comuni per elargire i soldi ai cittadini dovranno attivare sì i propri servizi sociali ma questi, a loro volta, dovranno obbligatoriamente rivolgersi ai Caf competenti e questi ultimi all'Inps per avere il quadro reddituale del nucleo familiare richiedente.
Senza contare che l'Inps in queste ore ha il sistema in panne per via dei molteplici accessi di imprese e professionisti per scaricare dalla piattaforma i moduli per ottenere i bonus previsti dal nuovo decreto Cura Italia. Chissà quando, assieme a contabili e commercialisti, si potranno collegare anche i Caf alla medesima piattaforma per accertare le situazioni reddituali richieste dai comuni. O si ricorre al potenziamento della rete internet o si rimane inermi con carta, penna e calamaio.
Tuttavia, visto che le difficoltà non arrivano mai da sole c'è da aggiungere che, dal 10 marzo i centri di assistenza fiscali lavorano a scappamento ridotto: solo un terzo delle strutture sul territorio offre servizi on line da remoto. E quindi a meno di non prendere per buona qualsivoglia certificazione del cittadino postulante il percorso per accedere al bonus diventa davvero tortuoso. E semmai il Comune avesse nella propria anagrafe delle povertà il nome del cittadino o famiglia alla quale ha erogato un bonus di sostegno nel 2020 oppure ha in piedi la domanda per elargire questo stesso bonus, il cittadino o la famiglia saranno scartati dall'elenco dei percettori dei 300 euro. Quindi chi già è assistito perché appartiene alla fascia di fragilità sociale potrebbe scordarsi di ricevere il buono spesa. Già, ma certo che con 400 milioni di euro messi a disposizione dal governo giallorosso una bella scrematura era da aspettarsela. Tuttavia le difficoltà per i comuni non finiscono qui.
Rimane anche da capire come faccia la municipalità a erogare il bonus entro il 15 aprile prossimo se già in partenza il provvedimento è ingarbugliato nella più bieca e difficile da dipanare burocrazia.
L'ultima trovata del duo Conte-Gualtieri sarebbe quella di far attivare un numero verde a tutti i Comuni di modo che già dalla fine di questa settimana i cittadini possano anticipare le domande a voce. Si potrebbe ipotizzare quasi uno scherzo telefonico se non fosse per le tragedie che tutt'Italia sta patendo per via dei tanti decessi. Chissà se il premier Conte avrà in mente di presentare richiesta formale per potenziare il sito Inps.
it che al momento è «impossibile da raggiungere» e rispondere in modo esaustivo ai tanti consulenti del lavoro che denunciano da ieri mattina disservizi e rallentamenti. E siamo solo a martedì, chissà da qui alla fine della settimana quante altre manifeste incapacità gestionali verranno ancora alla luce.
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