A questo punto urge l'intervento dei Monument Men. Che si tratti dell'omonimo libro del 2009 scritto da Robert Edsel o della sua libera trasposizione cinematografica col film del 2014 diretto e interpretato da George Clooney, poco importa. Sta di fatto che - a dimostrazione dell'imbattibile abilità del genere umano nel risultare ridicolo finanche nel pieno di una guerra - ecco servito il «bombardamento» sui musei. Per fortuna, almeno finora, nulla di realmente distruttivo, ma solo una grande «deflagrazione» burocratica combattuta a suon di lettere «esplosive»: parole di fuoco capaci di far saltare il consolidato Asse (artistico) Roma-Mosca. Ma non solo.
Il ministero della Cultura russo ha invitato infatti «le sue istituzioni a farsi restituire tutte le opere date in prestito all'estero». Da parte sua il ministero della Cultura italiano ha sancito «la sospensione con effetto immediato di tutte le attività relative all'iniziativa Anno incrociato dei musei Italia-Russia» che include anche la fine di tutte «le attività di promozione culturale istituzionale con la Federazione Russa, con il conseguente ritiro di ogni atto amministrativo relativo a qualunque forma di partnership e collaborazione in corso e ad eventuali istruttorie prodromiche al rilascio di patrocini». Tutto firmato e controfirmato dal «Ministro competente», Dario Franceschini. Tutto nasce dall'inserimento dell'Italia nella black list dei Paesi «ostili» stilata due giorni fa dal presidente Putin che ora rischia di comportare una sorta di «controsanzione culturale» nei riguardi delle nazioni che hanno condannato l'invasione dello zar Vladimir in terra ucraina.
Va letta dunque in questa «cornice» la richiesta scritta avanzata da parte del prestigiosissimo Museo Ermitage di San Pietroburgo ai responsabili di Palazzo Reale e delle Gallerie d'Italia (entrambi a Milano) di restituire «entro la fine di marzo» le opere «russe» ivi esposte a seguito di un «prestito temporaneo». L'ordine, nero su bianco, ha lasciato di stucco i responsabili delle due importanti sedi espositive.
Ma vediamo in dettaglio cosa dice il «dispaccio» i cui destinatari internazionali sono tanti, compresa Milano. L'inizio della lettera è soft («Spiace informarvi che, in base alla decisione del ministro della Cultura russa...»), ma poi i toni usati dal professor Mikhail Piotrovsky, storico direttore generale dell'Ermitage, si fanno perentori: «Essendo l'Ermitage un polo museale statale non possiamo che adeguaci alla linea dettata dal Cremlino». Tradotto dal russo: preparate quadri, imballaggi e spedizioni, perché nel più breve tempo possibile tutte le opere devono tornare alla base. Ma quanti e quali sono i «capolavori russi» al momento in mostra nelle suggestive sale di Palazzo Reale e di Gallerie d'Italia? A Palazzo Reale, per la rassegna in corso «Tiziano e l'immagine della donna nel Cinquecento veneziano», i dipinti di proprietà dell'Ermitage sono due: la «Giovane donna con cappello piumato» di Tiziano e la «Giovane donna con vecchio di profilo» di Giovanni Cariani; tele che ora il direttore Domenico Piraina, su richiesta del suo collega Piotrovsky, dovrà affrettarsi a rimandare al mittente.
«Il nostro agente di trasporto si legge nel testo della lettera da San Pietroburgo si occuperà di tutte le disposizioni necessarie. Capisco perfettamente che questa decisione vi creerà grande dispiacere».
Stesso discorso per Michele Coppola, direttore di Gallerie d'Italia (museo di proprietà di Intesa Sanpaolo), dove fino al 27 marzo è in programma l'esposizione «Gran Tour» sui viaggi in Italia dell'élite europea tra 700 e 800, realizzata in partnership proprio con
l'Ermitage: qui le opere «contese» sono addirittura 25 le opere che dovranno riprendere il volo per San Pietroburgo. Unica, se pur magra, consolazione: in questo caso scadenza della mostra e data di ultimatum russo coincidono.
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