Nervi tesi nel governo sul caso Ilva. Mentre il premier Giuseppe Conte, in una lettera inviata a Repubblica, chiede ai ministri di aiutarlo ad aprire il "cantiere Taranto", invitandoli a portare idee in Cdm per provare a dare un futuro all'ex azienda dei Riva, si consuma uno scontro a distanza tra due dei principali azionisti di maggioranza del governo: Italia Viva e Movimento 5 Stelle.
Protagonisti del duello il leader di Iv, Matteo Renzi, e l'ex ministro grillino Barbara Lezzi, prima firmataria della norma che ha tolto l'immunità penale ad Arcelor Mittal, inducendo il gruppo anglo-indiano a minacciare di abbandonare l'Italia con il risultato di lasciare a casa circa 20mila lavoratori (compreso l'indotto).
Per provare a "recuperare" Arcelor Mittal, il partito dell'ex premier ha presentato due emendamenti al decreto fiscale collegato alla manovra. Uno dei quali mira a restituire l'immunità penale agli "affittuari" degli stabilimenti di Taranto, Novi Ligure e Cornigliano (Genova). La mossa dei renziani spiazza - e spacca - il governo. E mentre Conte valuta una "mini-Ilva" con gli anglo-indiani convinti a rimanere in Italia dalla promessa di condizioni più favorevoli oltre alla presenza di un partner pubblico, il Movimento 5 Stelle si divide tra possibilisti e integralisti. Intervistato da Adnkronos, il deputato tarantino dei 5S Nunzio Angiola apre alla reintroduzione dello scudo penale ad Arcelor Mittal: "Può servire per aprire il tavolo e mantenere l'azienda operativa: sono del parere - il bagno di realtà del parlamentare grillino - che si debba votarlo tutti". Anche se, riflette ancora Angiola, "È del tutto evidente che se Mittal non ha intenzione di proseguire il confronto col governo, anche l'emendamento si rivelerebbe inutile".
Ma il punto è (anche) un altro: non tutti, dalle parti di Luigi Di Maio, la pensano come Angiola. Non a caso, il partito della decrescita "infelice" è stato il principale ispiratore della norma che ha tolto lo scudo agli eredi della famiglia Riva. E la prima firmataria è stata Barbara Lezzi. L'ex ministro per il Sud del governo gialloverde, intevistata su Rete 4 durante Stasera Italia, ne rivendica la paternità. E attacca: "Ritengo che nessuna impresa possa operare sotto uno scudo penale".
Pur affermando di non avercela "con Arcelor Mittal", Lezzi ribadisce che il "suo" emendamento "è stato sottoscritto da tutti i senatori, io sono la prima firmataria, ma non ho fatto alcuno sforzo per convincerli". Poi, sulle colonne de La Verità, garantisce che "Non voterò nessuno scudo, neanche se me lo chiedesse Conte". Scudo che non è previsto dal contratto firmato con gli anglo-indiani, che "prevede il diritto di recesso di Mittal se una nuova norma rendesse impossibile portare avanti il piano ambientale". Tuttavia, per Lezzi, non è così. Secondo la parlamentare 5S, la questione dell'immunità penale è il "pretesto" per lasciare Taranto.
"È il loro modus operandi", attacca ancora l'ex ministro. "Hanno abbandonato altri Paesi europei, ad esempio il Belgio. Fanno così". Quindi chiusura totale alla proposta renziana. "Non la voto". Neppure se glielo chiedessero Di Maio e Conte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.