Via da scuola per le botte al prof. "Punizione eccessiva, ora torni"

Fa discutere la decisione dell'Ufficio scolastico regionale. Il docente picchiato a ottobre ha deciso: "Lascerò la cattedra"

Via da scuola per le botte al prof. "Punizione eccessiva, ora torni"
00:00 00:00

Allontanare lo studente violento da scuola è una punizione troppo severa. Soprattutto se il ragazzo ha dei problemi «patologici» certificati e che avrebbe bisogno di un sostegno che l'istituto non è stato in grado di garantire. E così l'altra sera l'Organo di garanzia regionale del ministero dell'Istruzione, ufficio scolasti della Lombardia, ha deciso di riammettere in classe lo studente sedicenne che lo scorso 15 ottobre aveva aggredito un professore (R.L., che ha deciso di lasciare l'insegnamento) all'istituto Lombardini di Abbiategrasso, nel Milanese, minore su cui pende ancora la denuncia per resistenza, lesioni e violenza a pubblico ufficiale. Una decisione che ha reso felicissimo il ragazzo, che non vedrebbe l'ora di tornare in classe.

La decisione di cacciare lo studente violento era stata presa dal dirigente della scuola di Abbiategrasso Michele Raffaeli ed era stata difesa dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, convinto che la riforma della condotta possa «ridare valore al comportamento degli studenti e ripristinare il principio della responsabilità individuale», tanto che nei giorni scorsi lo stesso ministro ha detto che si farà parte civile contro i vandali che danneggiano le scuole, vedi quelle a Roma, Pisa e a Milano dei mesi scorsi.

Alla decisione di rivedere il provvedimento si è giunti grazie al pressing dei legali della famiglia del ragazzo, che nel frattempo è seguito da un professionista in neuropsichiatria e continua a studiare a casa. Decisivo è stato il fatto di aver escluso la famiglia dalla «composizione allargata» del Consiglio di classe che ha deciso la misura punitiva, una sanzione disciplinare irrorata dal Consiglio d'Istituto» ma ritenuta eccessiva e a cui non è stata offerta «la possibilità di conversione», in sfregio all'articolo 4 comma 5 del Dpr 24/1998, così come il «conflitto d'interessi» interno allo stesso Consiglio per la concomitante presenza di docenti, insegnanti e studenti anche nell'Organo di garanzia interno, alla cui incompatibilità non si è posto rimedio con le necessarie surroghe.

Al di là dei tecnicismi e dei vizi formali, c'è un principio che è stato calpestato: «La scuola è una comunità di dialogo» che dovrebbe garantire «il recupero delle situazioni di svantaggio», il minore ha una serie di problemi familiari e comportamentali irrisolti. «È come espellere un disabile perché non sa scrivere.

I ragazzi invece - dice al Giornale l'avvocato dello studente Annunziata Stasi - bisogna recuperarli perché chi lascia la scuola, senza istruzione ed educazione, diventerà un giorno un delinquente il ragazzo ha gravi patologie e non aveva nessun supporto a scuola perché manca il personale, nonostante fosse stato chiesto dalla famiglia».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica