Scuole e ospedali a rischio ma i controlli non ci sono

La sicurezza degli edifici pubblici è uno scandalo nazionale. La legge è severa solo con i privati

Scuole e ospedali a rischio ma i controlli non ci sono

Entri in un albergo, un'azienda, una fabbrica, e prima del centralinista ti accolgono la planimetria con i punti di fuga in caso di incendio e un estintore. Le norme sulla sicurezza sono rigorose e i controlli ferrei, ed è sacrosanto. Siamo un paese a rischio terremoti, con un territorio fragile, dove regna l'arte di arrangiarsi. Mettere in sicurezza i luoghi di lavoro è un dovere di coscienza prima che un obbligo di legge. Varchi invece la soglia di un edificio pubblico e piombi nel caos. Scuole, ospedali, caserme, palazzi di rappresentanza, uffici giudiziari, cimiteri, mercati, case popolari, fabbricati rurali, edifici di culto, infrastrutture. Sono o non sono in regola? Chi garantisce? Dove sono gli attestati antisismici, le protezioni antincendio, i cerberi che tormentano i privati? Essendo pagati da un ente pubblico, forse sorvolano sui colleghi?

I DATI SEGRETI

La sicurezza negli edifici pubblici è uno dei peggiori scandali nazionali. Non esiste un'anagrafe degli immobili, un registro, un semplice database o un censimento relativo alla sicurezza. Gli enti che dovrebbero intervenire sono una miriade. Sulla carta le leggi sono severe, soprattutto in materia antisismica, ma se nessuno provvede non sono previste sanzioni. Soprattutto, non ci sono soldi. E ristrutturare costa maledettamente.

Palazzo Marino, sede del municipio di Milano, è a norma? Ci vuole qualche giorno perché l'ufficio stampa si orienti nella congerie di dipartimenti: «Capirà, siamo sotto Expo». Ma siccome Expo dura sei mesi la domanda è ancora senza risposta. E il Campidoglio? A monitorare i quasi 60mila edifici di proprietà comunale sono dipartimenti, municipi di zona e sovrintendenze. Il comune di Palermo ha comunicato il nome del funzionario competente dopo 15 giorni.

In una lunga inchiesta pubblicata nel maggio 2015 (da cui è tratto questo articolo: in un anno e mezzo non è cambiato niente), il Giornale si è rivolto ai ministeri delle Infrastrutture e del'Istruzione, all'Agenzia del demanio e alla Protezione civile, e ai comuni di Roma, Milano e di alcune grandi città classificate nelle zone sismiche a rischio maggiore: Palermo, Genova, Napoli e Potenza, unico capoluogo di provincia in zona 1, quella a sismicità più elevata. Le pochissime risposte ci rimbalzano da un ufficio all'altro. Lavori pubblici, patrimonio, urbanistica, demanio, opere pubbliche, inventario, edilizia scolastica. Ogni amministrazione ha un ufficio diverso competente (si fa per dire) per la sicurezza. Un caos forse voluto e organizzato: nella confusione le responsabilità si perdono. Un segreto custodito come fossero i fascicoli su Ustica.

IL PUBBLICO SENZA RETE

«Volete scoperchiare il vaso di Pandora», dice l'ingegner Andrea Barocci, specialista in ingegneria delle strutture. «I dati che chiedete sono tra quelli in assoluto più riservati», confermano al Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, che possiede rilevazioni sulle abitazioni private ma non sugli edifici pubblici. Secondo la Ragioneria dello Stato, nel 2012 il valore dei beni pubblici raggiungeva i 281 miliardi di euro, ma molte amministrazioni (tra cui Palazzo Chigi) non avevano segnalato le rispettive proprietà. Soltanto il 44 per cento delle scuole e il 30 per cento degli ospedali sono stati costruiti dopo il 1974, quando fu varata la prima normativa antisismica. Nel 2002 in Molise l'unico stabile interamente demolito dalle scosse fu un edificio pubblico: la scuola elementare di San Giuliano di Puglia, dove trovarono la morte 27 bambini e un'insegnante. L'anno successivo fu imposto agli enti proprietari l'obbligo di verificare le condizioni di tutti gli edifici pubblici italiani «con funzione rilevante o strategica» (scuole, caserme, prefetture, municipi, eccetera) posti nelle zone sismiche 1 e 2. I controlli dovevano essere compiuti entro cinque anni ma vari decreti «milleproroghe» hanno fatto slittare i termini fino al 2013.

I COSTI

Dieci anni per controllare il patrimonio immobiliare pubblico. A San Francisco hanno adottato un sistema più spiccio: nel 2013 il sindaco ha introdotto rigidi requisiti di sicurezza e un anno per adeguarsi. Poi un funzionario ha fatto affiggere cartelli di pericolo in tre lingue sui portoni delle strutture inadempienti: «Questo edificio non rispetta le caratteristiche del San Francisco Building Code in tema di sicurezza sismica». Pubblica insicurezza, pubblica gogna.

In Italia verificare non comporta l'obbligo di intervenire: nel 2009 la prefettura dell'Aquila è crollata dopo che una verifica ne aveva evidenziato la vulnerabilità. Non c'è nemmeno trasparenza. Secondo il XII Rapporto sicurezza di Cittadinanzattiva, soltanto il 33 per cento degli istituti ha una certificazione di agibilità statica, il 35 una certificazione di agibilità igienico-sanitaria e appena il 23 per cento una certificazione di prevenzione incendi. Tre istituti su quattro presentano problemi strutturali. Mancano scale di sicurezza, uscite di emergenza, porte antipanico, vetrate conformi, estintori.

L'Associazione nazionale costruttori stima che per il semplice rafforzamento locale servano in media 300 euro per ogni metro quadrato di superficie, 450 euro per interventi di miglioramento sismico (opere su

singoli elementi strutturali) e 600 in caso di demolizione e ricostruzione. La sicurezza costa cara, anche se la vita non ha prezzo. Ma per un amministratore pubblico la sicurezza è parametrata al rapporto costi-benefici.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica