Una dichiarazione secca all'Adnkronos: «Se De Angelis conosce i nomi dei responsabili della strage di Bologna e sa che non sono quelli condannati, avrebbe il dovere di chiarire».
Che cosa voleva dire?
Luciano Violante non si scompone: «Marcello De Angelis viene da quel mondo. Se ha informazioni le tiri fuori. Punto e basta».
Onorevole, De Angelis sui social è stato nettissimo: «Con la strage Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini non c'entrano nulla». Non può essere uno spunto di riflessione e ricerca di una verità che infine sfugge sempre?
«C'è una verità giudiziaria che fa stato in un paese civile. Per la storia ci sono gli storici, non i portavoce. Altrimenti ci si aggroviglia in continue ricattatorie incertezze».
Ma anche a sinistra molti coltivano dubbi e ammettono che la storia di quella stagione sanguinaria sia ancora da scrivere.
«Le stragi volevano sovvertire la democrazia da destra, non da sinistra. Alti ufficiali infedeli hanno falsificato le prove e sono stati condannati ad anni di carcere. La cosa importante e della quale tutti dobbiamo essere orgogliosi è che la Repubblica ha vinto. Ha vinto l'intero popolo italiano contro i brigatisti e contro gli stragisti. Non è stato facile. Dovremmo insegnare i nostri valori».
E alla destra cosa suggerisce?
«Non ho questa presunzione».
Che cosa dovrebbero fare la Meloni e soci?
«La stimo e non ho suggerimenti. Ma sento che serve al Paese che il maggior partito italiano si liberi di alcune vecchie catene».
Non le pare che tutti i leader di quella parte abbiano preso le distanze dal fuoco assassino degli anni Settanta e Ottanta?
«Il problema è la strage di Bologna».
La Meloni doveva aggiungere l'aggettivo fascista alla condanna pronunciata pochi giorni fa del terrorismo che portò all'eccidio della Stazione?
«Il Presidente del Consiglio ha fatto la sua scelta. Comunque lei con il fascismo non c'entra nulla».
Insomma, cosa manca oggi alla destra?
«La violenza in Italia è stata tanto di sinistra quanto di destra. Il Pci quando capì che non si trattava di fascisti rossi, ma di rossi e basta, fu durissimo, intransigente, senza ambiguità».
All'inizio nel Pci ci furono zone d'ombra, connivenze e complicità con i compagni che sbagliavano.
«Non mi risultano connivenze o complicità. Ci fu invece incertezza di fronte a un fenomeno inedito, ma durò poco. Tutta l'organizzazione del partito si mosse, facemmo centinaia di assemblee in fabbriche, piazze, comitati di quartiere. Li isolammo. Aggiungo che qualcuno pagò con la vita, come Guido Rossa».
Ma oggi il terrorismo nero non c'è più. C'è solo per fortuna nei libri di storia.
«Non si è estinto. È stato sconfitto. Amnesie, distinzioni, oscuri richiami di corresponsabilità inquinano il clima politico. L'Italia deve andare avanti, con orgoglio, da vincitrice di questo scontro. Non so quanti altri Paesi avrebbero resistito a sette stragi terroristiche, due stragi mafiose, almeno due tentativi di eversione violenta della democrazia, due opposti terrorismi con più di 500 morti, una loggia eversiva che riuniva tutti i capi dei servizi di sicurezza. Noi abbiamo resistito e vinto. Non è un motivo di orgoglio per tutti?».
I segreti, se ci sono, possono portarsi dietro ricatti?
«Non lo posso escludere. Bisogna tagliare le antiche catene, liberarsi da quei fantasmi. Al nuovo partito conservatore che Giorgia Meloni credo voglia costruire non servono né le reticenze né i richiami sibillini del portavoce del presidente della Regione Lazio. Si chiuda una volta per tutte nella chiarezza con quel passato».
Torniamo al punto di partenza: potrebbero esserci condannati innocenti.
«Se qualcuno sa che ci sono innocenti, parli e porti le prove».
Le Br però erano le Brigate rosse. Sappiamo molto del sequestro Moro: chi sparò in via Fani e tanti altri dettagli. Poi certo si ipotizzano scenari inquietanti e regie occulte dietro le azioni di Moretti e degli altri. Ma la storia della strage di Bologna e del terrorismo nero è molto più nebulosa, zeppa di omissis e misteri che nessuna indagine è riuscita a decifrare fino in fondo. Non è una differenza decisiva?
«Non ci sono misteri. Ci sono state deviazioni e favoreggiamenti. Siamo davanti a un passaggio difficile e quindi capisco le esitazioni e le difficoltà.
Ma l'anno venturo, il 2 agosto, ripiomberemo indietro? Io spero che quest'anno sia impegnato a sciogliere i grumi. Credo che il gruppo dirigente di FdI abbia la forza necessaria. Probabile che si paghi un prezzo, ma, sono sicuro, ne trarrebbe vantaggio tutto il Paese».
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