Una volta Sigmund Freud parlava dell'invidia del pene, ma oggi dovrebbe aggiornare le sue teorie, e parlare di invidia della vagina. Si potrà? Chissà: in tempi di correttezza, e di campagna elettorale, bisogna stare attenti. Anche cose scontate, per esempio, Giorgia Meloni è una donna, o Enrico Letta è un uomo, possono essere soggette al venticello delle deformazioni, più social che professionali. Infatti è su twitter che, ieri, si è sfiorata una serie di questioni su cui nel Medioevo avrebbero scritto un dettagliatissimo trattato, ovvero: quanto sia donna una donna; che cosa conti per essere donna; che cosa significhi essere donna e, infine, a chi tocchi stabilirlo. Enrico Letta ha rilanciato (e, se lo ha fatto, si vede che la riteneva proprio bella...) una sua frase da una intervista a Grazia: «Lo dico a Giorgia Meloni: non basta essere donna per fare politiche per le donne. Contano le proposte e i fatti concreti che si mettono in campo. Per le donne la parola chiave è libertà». Risposta di Giorgia Meloni, sempre via twitter: «Enrico, ma veramente dopo che hai tentato di spiegarmi come devo fare la destra ora vuoi tentare di spiegarmi cosa significhi essere una donna? Ma ce l'hai un senso del ridicolo???». Il dibattito - chiamiamolo così - ricorda un po' quel fatto che c'è sempre qualcuno più a Sud di un altro: ecco, ora c'è chi è più donna di un altro, o di un'altra, e perfino qualcuno (maschio) più donna di un'altra (donna). Rileggendo Freud: voglio essere più donna di te. E qui non si tratta di gender: si tratta di un uomo che dice a una donna quanto, e come, si debba essere donna, insomma una cosa davvero nuovissima, perché si sa, alle donne non è mai stato detto (o tentato di dire) che cosa dovessero fare e pensare, mai, nella storia dell'umanità. Ed è molto, molto irritante sentirsi dire che cosa si debba essere, e quanto, e come, sia che a dirtelo sia una donna, sia che sia un maschio: addirittura mi azzardo a supporre, con una fastidiosa generalizzazione, che questo atteggiamento irriti sia i maschi, sia le femmine (nel caso lo si subisca, ovviamente).
Perché è proprio questa smania di definire, tirando acqua al proprio mulino, a essere ridicola e di per sé discriminante, comunque la si giri. Tanto da farci rimpiangere Freud, e pure i trattati medievali, ed è detto tutto.
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