"Se si rifiutano criteri precisi si protegge il vecchio Sistema"

Il consigliere laico di area Fi: "Dai togati posizione errata Il Csm non può gestire i giudici sganciandosi dalla legge"

"Se si rifiutano criteri precisi si protegge il vecchio Sistema"

Consigliere Alessio Lanzi, lei fa parte della sesta commissione che ha preparato i 6 pareri per il plenum del Csm sulla riforma Bonafede. Già c'è una spaccatura tra laici e togati?

«Il testo contiene una presa di posizione della componente togata che riteniamo sbagliata e tutti noi laici presenteremo degli emendamenti. Non si può affermare che il Consiglio deve avere un'autonomia di regolamentazione e di gestione della categoria sottratta al potere legislativo. Il Csm fa solo circolari e deve comunque sottostare alla legge, non si può pretendere una riserva assoluta su certe materie. La premessa che insiste sulla totale autonomia della magistratura su incarichi, nomine eccetera è stata approvata a maggioranza in commissione, con noi laici contro».

Il punto più controverso riguarda il sistema delle nomine dei dirigenti, particolarmente urgente dopo il caso Palamara.

«Quelle emerse dalle famose chat sono degenerazioni e nessuno pretende di difendere una spartizione tra le correnti, ma se si rifiutano criteri precisi imposti per legge c'è il rischio di proteggere il vecchio sistema. Demandare tutto all'autonomia regolamentare del Consiglio favorisce le degenerazioni, come l'esperienza ci insegna».

Tra i togati prevale la difesa dei privilegi e la paura di ogni riforma?

«In commissione la posizione è stata quella che ho detto, ora vedremo in plenum se le diverse correnti saranno sulla stessa linea».

Sulla legge elettorale per il Csm qual è la posizione?

«Nel parere si prevede un sistema complicatissimo, che non evita lo strapotere delle correnti, infatti mi sono astenuto. Per me è sacrosanto il sorteggio, di cui non c'è traccia nel documento».

Il Sistema

Lei è stato relatore del capitolo su magistrati e politica.

«La nuova normativa è drastica e parte dal presupposto, condivisibile, che un magistrato entrato in politica perde la sua imparzialità e prevede che non ritorni a fare il giudice o il pm ma vada nell'amministrazione pubblica o nell'Avvocatura dello Stato. Per me, può essere una soluzione, con degli aggiustamenti e diversificando in casi particolari, magari di brevi incarichi».

Come la pensa su carriere dei magistrati e valutazioni di professionalità?

«Mi sembra sbagliato affermare, come si fa nel parere, che la separazione delle carriere tra pm e giudici sia incostituzionale, per me quella è la strada giusta. Mentre mi sembrano insufficienti i limiti messi al passaggio tra giudice e pm. Quanto alle valutazioni, ho sottolineato che gli avvocati non possono incidere in alcun modo, non fanno parte e neppure assistono ai consigli giudiziari che esaminano la professionalità dei magistrati».

Il 23 marzo Mattarella presiederà il plenum del Csm e per la prima volta ci sarà il ministro della Giustizia, Cartabia. Come valuta le sue prime dichiarazioni?

«Al plenum si discuterà delle norme per nominare i procuratori europei dell'EPPO. Le prime dichiarazioni della Cartabia mi sono sembrate molto caute, su grandi prospettive.

Mi rendo conto che non è facile mettere insieme componenti culturali così diverse, ma dal testo Bonafede è fondamentale togliere tutta la parte sulla prescrizione, consentire il sorteggio e affrontare la separazione delle carriere. Senza di questo non si cambia davvero».

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