Il Pd passa alle minacce: "Se viene eletto così salta tutto..."

Dal Pd minacciano la caduta del governo: "Eleggere un presidente a maggioranza con qualche cambiacasacca? Questo non tiene lì Draghi ma fa saltare tutto per aria"

Il Pd passa alle minacce: "Se viene eletto così salta tutto..."

Altro che dialogo, ponderazione delle parole e animi calmi: dal Partito democratico continuano ad arrivare veti e minacce politiche. Il motivo? Le mosse del centrodestra non vengono considerate accettabili nella gestione della partita per il Quirinale. E così il Pd, ancora impantanato e fuorigioco nell'elezione del prossimo presidente della Repubblica, cerca di impartire lezioni agli avversari. Addirittura arriva a lanciare avvertimenti dal sapore di ultimatum: o si fa ciò che dicono i dem oppure il governo va in soffitta.

Le minacce del Pd

L'ultima minaccia politica in ordine cronologico è arrivata da Francesco Boccia. Si può chiedere di lasciare il governo in vita ma eleggere un capo dello Stato, indipendentemente dal profilo, a maggioranza magari con qualche cambiacasacca? "Questo non tiene lì Draghi ma fa saltare tutto per aria", sostiene l'esponente del Partito democratico. Che ha chiesto a Forza Italia e Lega di "di dire con chiarezza se la maggioranza che dà vita al governo Draghi ha un valore". E non ha fatto mancare una stoccata a Matteo Salvini: "Il presidente della Repubblica deve essere eletto insieme o se Salvini è già in modalità elettorale".

Non è di certo una novità. È questa l'ultima arma della sinistra italiana: minacciare la caduta del governo guidato da Mario Draghi se il centrodestra propone un candidato per il Colle non gradito al fronte giallorosso. D'altronde ci aveva pensato già Enrico Letta a fare una mossa del genere quando c'era sul tavolo l'ipotesi Silvio Berlusconi. "L'elezione del nuovo capo dello Stato non potrà che essere a larga maggioranza o cade il governo", aveva tuonato il segretario del Pd.

Il centrodestra ha proposto una sua rosa di nomi: Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio. Tre personalità di alto profilo, senza tessere di partito in tasca, su cui si potrebbe arrivare a una convergenza. Non è così per i giallorossi, che invece proseguono nella loro attività di bocciature pregiudiziali. Ormai è chiaro: spetta a loro mettere etichette e dare opinioni di legittimità.

Il terrore della sinistra

Dietro i toni alti del Partito democratico si nasconde in realtà una serie di timori e preoccupazioni. I dem rischiano di spaccarsi in occasione del voto per il Colle e, come se non bastasse, si guarda con ansia alla tenuta dell'alleanza con il Movimento 5 Stelle. L'asse che si sta creando tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini potrebbe finire per spaccare l'asse giallorosso.

Proprio questo ha fatto scattare qualche furibonda reazione negli ambienti del Pd. "Ma Conte a che gioco sta giocando? Vuole ripristinare l'asse gialloverde?", si chiede un dem.

Un altro parlamentare del Partito democratico sbotta, agitando lo spettro delle elezioni anticipate nel tentativo di terrorizzare il M5S: "Qualcuno faccia capire a Conte che se fa il gioco di Salvini, il governo salta, si va a votare e i 5 Stelle scompaiono".

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