Se Zaia insidia il vicepremier sull'autonomia

Se Zaia insidia il vicepremier sull'autonomia

Nelle scorse ore il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha alzato i toni della polemica. Dinanzi a quanti parlando di «secessione dei ricchi» e di «staterelli» non ha usato mezze misure, dicendosi stanco di leggere sciocchezze e di assistere al comportamento schizofrenico di chi, come il suo omologo campano Vincenzo De Luca, un giorno dichiara di pretendere anche lui l'autonomia differenziata e quello successivo afferma che si opporrà con forza.

Le parole di Zaia rendono ancor più clamoroso, chiunque lo può notare, il silenzio di Matteo Salvini su questi temi. Il nuovo partito nazionale e tricolore inventato dall'ex allievo di Umberto Bossi, infatti, non ha molto da guadagnare da simili scontri territoriali. In fondo, se oggi la Lega veleggia in tutti i sondaggi sopra il 30% questo si deve al fatto che da quando ne è il leader Salvini è riuscito ad accantonare ogni rivendicazione regionale, facendo della Lega una forza di destra nazionale, avversa all'immigrazione e determinata a garantire maggiore sicurezza.

Solo in questo modo Salvini può preservare il proprio elettorato al Nord e sfondare in tutto il Sud: come hanno mostrato le elezioni abruzzesi, che hanno consacrato i leghisti come la prima forza della regione.

Sul tema dell'autonomia veneta, però, Zaia si gioca molta della sua credibilità. Nei mesi scorsi ha spesso evocato i benefici di cui godono il Trentino e il Tirolo meridionale: oggi è consapevole che nulla di simile arriverà ai veneti, ma non può certo tornare a casa con le mani vuote proprio ora che la Lega controlla il governo e come s'è visto spesso se vuole davvero qualcosa riesce ad averla. Da qui l'intenzione del politico veneto, se sarà necessario, di andare personalmente a Roma e nel Sud per spiegare cosa il Veneto reclama e perché ciò non danneggerebbe nessuno. Questo progettato tour ha però un po' l'aria di ammettere che Salvini, da solo, non è molto in grado di persuadere i concittadini meridionali sull'opportunità di lasciarsi alle spalle uno Stato tutto-fare.

Quella che pare profilarsi, allora, è forte tensione interna alla Lega, conseguente al fatto che Salvini vuole fare il premier dell'Italia intera e Zaia, invece, ha altri interessi da tutelare. Al momento il conflitto è sotto traccia, ma presto potrebbe anche venire alla luce.

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