Sea Watch sbarca dopo undici giorni I migranti sistemati a Catania e Messina

La Procura: «Nominato un tutore per ciascun minorenne a bordo della nave»

Valentina Raffa

Siracusa Il braccio di ferro tra l'Italia e l'Ue è terminato. È stato necessario, anche questa volta, puntare i piedi e farsi sentire per richiamare alle proprie responsabilità in tema di accoglienza migranti gli altri Paesi dell'Unione Europea, ma l'obiettivo è stato raggiunto. I 47 immigrati che erano stati raccolti in mare dalla nave della Ong tedesca Sea Watch, battente bandiera olandese, su cui sono rimasti, in mare, per 11 giorni, e da 5 si trovavano nella rada di Siracusa, in attesa dell'autorizzazione allo sbarco, saranno ripartiti tra 6 Paesi oltre all'Italia. Sbarco autorizzato, dunque. È stato scelto il porto di Catania perché nel Catanese insistono diversi centri ministeriali per l'accoglienza dei minori, mentre tutti gli altri saranno trasferiti all'Hotspot di Messina. Inoltre, il Tribunale per i minorenni di Catania, presieduto da Maria Francesca Pricoco, su ricorso della Procura minorile etnea, ha emesso «provvedimenti di nomina di tutore per ciascuno dei minori presenti sulla Sea Watch al fine delle attività di tutela previste dalla disciplina interna e dalla normativa internazionale».

Quella siciliana dovrebbe essere solo una tappa transitoria, il tempo di effettuare le operazioni di identificazione. Lo ha comunicato ieri il premier Giuseppe Conte, mentre ancora si attendeva l'ordine ufficiale per dare il via alle operazioni, che è appannaggio del ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Il programma di ricollocazione, a seguito degli accordi intercorsi, prevede la ripartizione dei migranti tra Lussemburgo, Germania, Francia, Portogallo, Romania e Malta, mentre alcuni resteranno in Italia. Sempre che non avvenga com'è accaduto in estate quando, al termine di un lungo braccio di ferro tra l'Italia e l'Ue, furono presi accordi perché gli immigrati, dopo le procedure di identificazione svoltesi a Pozzallo, dove erano stati fatti sbarcare, fossero trasferiti nei diversi Paesi dell'Ue che avevano dato il proprio consenso a prendersene in carico una parte, ma i trasferimenti non sono stati veloci e sono stati completati solo lo scorso ottobre, quando sono partiti alla volta della Germania gli ultimi immigrati di quello sbarco ancora ospiti dell'Hotspot della cittadina marinara iblea.

Informato dal prefetto della Città dello Stretto, il sindaco, Cateno De Luca, auspica che le cose vadano diversamente che a Pozzallo. «In questo momento abbiamo altre emergenze da affrontare dice motivo per cui auspico che i migranti che saranno ospitati nel nostro Hotspot, siano presto trasferiti là dove è stato deciso che debbano andare. A Messina abbiamo 2.200 famiglie che abitano ancora nelle baracche. Stiamo parlando di 8mila persone che vivono in 870mila metri quadri di amianto. È la risultanza del risanamento fallito a Messina, una storia lunga 30 anni. Dilungare i tempi di permanenza dei migranti corrisponderebbe a gettare benzina sul fuoco in questo momento, vista la situazione che stiamo vivendo a Messina».

«Missione compiuta commenta Salvini -. Ancora una volta, grazie all'impegno del governo italiano e alla determinazione del Viminale, l'Europa è stata costretta a intervenire e ad assumersi delle responsabilità».

Anche il presidente dell'Ong, Johannes Bayer, commenta la decisione: «Siamo felici per i nostri ospiti, che il loro calvario ora giunga al termine, ma rimane un giorno vergognoso per l'Europa». E aggiunge: «I diritti umani non dovrebbero essere negoziati, e gli esseri umani non dovrebbero essere contrattati».

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