Quanta responsabilità hanno gli 007 spagnoli e, quindi, il governo guidato da Pedro Sanchez per il mancato arresto di Carles Puigdemont? È ragionevole ritenere che i livelli di gestione della sicurezza della Spagna al momento siano più di uno e, come accaduto a Barcellona, in contrasto con la legge e l'interesse nazionale?
Sono i legittimi interrogativi dopo i fatti accaduti due giorni fa in Catalogna, con il latitante separatista che si è materializzato per quattro minuti per arringare i suoi, per poi con la complicità di una rete ben oliata far perdere le proprie tracce, verosimilmente diretto nuovamente nel rifugio dorato di Waterloo, la sua Casa della Repubblica da 550 metri quadrati, sei camere da letto e un'ampia terrazza.
Mentre nel Paese non si spengono le polemiche per la fuga del leader separatista, le autorità locali si difendono tentando di salvare le apparenze, ma quando l'assessore all'Interno uscente della Catalogna, Joan Ignasi Elena, ha dichiarato che i Mossos d'Esquadra non si aspettavano «un comportamento così improprio» da parte di Puigdemont, si capisce che la toppa è più grande del buco. Il comportamento improprio, semmai, è di chi non lo ha controllato. Non contento, il numero uno dei Mossos, Eduard Sallent, ha detto che «l'obiettivo era arrestare Puigdemont nel luogo più adatto» un attimo dopo la fine del discorso tenuto a Barcellona.
In quel preciso istante, riferiscono testimoni oculari, una donna al volante di una Honda bianca, di proprietà di un agente di polizia in seguito arrestato, con una vistosa sedia a rotelle sul sedile accanto, è salita sulla rampa del parcheggio Saba di Passeig de Lluís Companys, e ha fatto entrare Puigdemont, che nel frattempo aveva indossato in cappello di paglia identico a quello di tutte le altre persone riunite nel tendone.
La manovra diversiva è stata favorita anche dalla folla chiamata a raccolta da Junts e dalle organizzazioni pro-sovranità catalana: una cintura di caos che ha permesso al leader di farla franca, senza che i 505 agenti in borghese dispiegati nella zona dell'Arc de Triomf riuscissero a capirci qualcosa, anche perché sprovvisti delle informazioni che di solito vengono fornite dall'intelligence in questi casi. Senza contare che, nell'epoca dei droni e dell'intelligenza artificiale, nessuno è riuscito a filmare i momenti salienti pre e post fuga.
Infine l'inseguimento, con un giallo: l'auto con a bordo di Puigdemont ha seminato i Mossos grazie a un semaforo rosso che ha chiuso la strada al veicolo della polizia. Ma come mai gli agenti si sono sentiti in dovere di rispettare quello stop?
Nel frattempo il governo Sánchez resta in silenzio e non offre spiegazioni dell'accaduto, anche perché alle prese con il caso scottante della moglie del premier. Per questa ragione il leader del Partito Popolare, Alberto Nunez Feijoo, attacca il governo socialista e sostiene che quanto accaduto non può rimanere impunito.
«Chiedo la comparizione urgente di Sánchez e il licenziamento improvviso di Marlaska e Robles a causa della negligenza dell'operazione della polizia e del CNI (l'intelligence, ndr). Di fronte a questa farsa, il Governo non può andare in vacanza a ridere degli spagnoli».
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