Il primo ad accartocciarsi è il lungo collo. Dondola, come se non avesse più un aggancio, poi inizia a ripiegarsi su se stesso. E lo sfinimento arriva alle zampe sottili: si piegano a metà, come spezzate in due e tutto il resto gli si inginocchia sopra. Solo allora crolla a terra l'intero corpo, in mezzo al fango che non disseta. Le giraffe del parco Sabuli Wildlife Conservancy, in Kenya, sono morte dal caldo in cerca di acqua. Sono sei quelle riverse a terra nelle immagini che arrivano da laggiù su The Guardian, ma gli esemplari a rischio sarebbero oltre quattromila. Colpa della siccità che da mesi colpisce il Paese: dallo scorso settembre, le piogge sono diminuite del trenta per cento, con ciò che ne consegue per le riserve d'acqua, i campi e gli animali selvatici. Stremati, pelle e ossa e disidratati. Si schiantano a terra uno dopo l'altro, allontanati dalla zona dei fiumi dove ormai si sistemano i contadini per irrigare le coltivazioni. Tanto che il rischio, se la siccità dovesse continuare, è che si inneschi un conflitto tra uomo e natura per disporre dell'acqua.
Un cimitero a cielo aperto, con carcasse abbandonate sulle crepe di terra secca.
La pelle slabbrata che copre lo scheletro a malapena e quelle teste ammassate vicine ed esauste. Si vede dalla smorfia che gli è rimasta addosso che sono morte di stenti. Ed è ancora più atroce. Polvere e caldo e la vita che le abbandona lenta. Dopo un girovagare senza forze e senza meta.
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