Il Senato approva il ddl che introduce il reato di tortura. Ora passa alla Camera

Da tre a dieci anni di carcere a chi causa acute sofferenze fisiche o trauma psichico a una persona privata della libertà personale. Pene aggravate se reati commessi dalle forze dell'ordine in servizio

Il Senato approva il ddl che introduce il reato di tortura. Ora passa alla Camera

Un passo avanti importante nell'approvazione del ddl che introduce il reato di tortura nell'ordinamento italiano. Il Senato l'ha approvato con 195 sì. Il provvedimento ora torna all’esame della Camera. Vediamo cosa prevede il testo. Prima di tutto la definizione del reato: chiunque con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza, ovvero che si trovi in condizioni di minorata difesa, è punito con la pena della reclusione da tre a dieci anni.

Il reato è commesso mediante più condotte ovvvero comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona. Se i fatti sono commessi da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle funzioni o da un incaricato di un pubblico servizio nell’esecuzione del servizio, la pena è della reclusione da cinque a dodici anni.

Nel caso in cui dal reato derivi una lesione personale le pene vengono aumentate: se le lesioni sono gravi di un terzo, se la lesione è gravissima sono aumentate della metà. Se dal reato deriva la morte quale conseguenza non voluta, la pena è della reclusione di trenta anni. Se il colpevole cagiona volontariamente la morte, la pena è l’ergastolo. Non sussiste nel caso di sofferenze risultanti unicamente dall’esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti.

Nel testo si legge anche che "il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio il quale, nell’esercizio delle funzioni o del servizio, istiga altro pubblico ufficiale o altro incaricato di un pubblico servizio a commettere il delitto di tortura, se l’istigazione non è accolta ovvero se l’istigazione è accolta ma il delitto non è commesso, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Le dichiarazioni o le informazioni ottenute mediante il delitto di tortura non sono comunque utilizzabili, salvo che contro le persone accusate di tale delitto e al solo fine di provarne la responsabilità penale".

Il testo approvato dal Senato tocca anche la legge sull’immigrazione, prevedendo che non sono ammessi il respingimento, l’espulsione o l’estradizione di una persona verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura. Nella valutazione di tali motivi si tiene conto anche dell’esistenza, in tale Stato, di violazioni sistematiche e gravi di diritti umani.

Non può essere riconosciuta l’immunità diplomatica agli stranieri sottoposti a procedimento penale o condannati per il reato di Tortura in altro Stato o da un tribunale internazionale. Nel rispetto del diritto interno e dei trattati internazionali, lo straniero è estradato verso lo Stato richiedente nel quale è in corso il procedimento penale o è stata pronunciata sentenza di condanna per il reato di tortura o, nel caso di procedimento davanti ad un tribunale internazionale, verso il tribunale stesso o lo Stato individuato ai sensi dello statuto del medesimo tribunale.

Il ministro Orlando: "Passo decisivo"

"Oggi è stato compiuto un passo decisivo per l'introduzione del delitto di tortura nel nostro ordinamento - afferma, in una nota, il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il voto a larghissima maggioranza del Senato, con soli 8 contrari e 34 astenuti, ci consente finalmente di sbloccare una fase di stallo che è durata troppo". Il testo, "frutto delle necessarie mediazioni parlamentari, ci avvicina all'obiettivo di introdurre nel nostro ordinamento una nuova figura di reato, su cui anche molti organismi internazionali sollecitano da tempo il nostro Paese. Ora l'auspicio è che la Camera approvi in tempi rapidi e in via definitiva la legge, colmando cosi un vuoto normativo molto grave''.

Amnesty: "Vergogna cancellata"

Due righe che pesavano sull’Italia come un macigno, mettendola al pari di molti altri Paesi che però non appartengono al novero delle democrazie avanzate. Se la decisione del Senato dovesse essere confermata dalla Camera, le due righe spariranno dal rapporto annuale di Amnesty International, dove erano inserite da molto tempo.

Eccole: "Il parlamento italiano ancora non ha introdotto il reato di tortura nel codice penale, come invece richiesto dalla Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite, ratificata dall’Italia nel 1989". L’Italia, insomma, arriva all’appuntamento con 28 anni di ritardo.

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