Sentenza della Corte Ue: intercettazioni, basta abusi

Per la serie "ce lo chiede l'Europa" la Corte Ue ribadisce quanto il centrodestra (e Forza Italia in particolare) sostiene da mesi

Sentenza della Corte Ue: intercettazioni, basta abusi
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Per la serie «ce lo chiede l'Europa» la Corte Ue ribadisce quanto il centrodestra (e Forza Italia in particolare) sostiene da mesi: la lotta alla corruzione non può profanare il sacrosanto diritto alla privacy e gli abusi sulle intercettazioni a cui siamo abituati. Con buona pace dell'Anm e della sinistra che in Parlamento si oppone al divieto di pubblicazione di intercettazioni a pioggia (dopo la fine delle indagini) e di frasi, riferimenti e persone estranee all'inchiesta. «La Corte Ue sposa esattamente le mie tesi», gongola Pierantonio Zanettin (Forza Italia), vicepresidente della commissione Giustizia del Senato che si batte contro gli abusi sulle intercettazioni.

È il Sole24Ore di qualche giorno fa ha ricordare come la disciplina sulla data retention - ovvero la custodia delle intercettazioni - si sia ulteriormente irrigidita «nella definizione delle condizioni alle quali è possibile incrinare il principio di tutela della privacy a vantaggio di un utilizzo in sede giudiziario dei dati relativi alle comunicazioni», scrive il giornale di Confindustria.

Nella sentenza della Corte Ue depositata il 7 settembre nella causa C-162/22, su un magistrato lituano troppo chiacchierone con un indagato - che i pasdaran dello sputtanamento a mezzo stampa dovrebbero leggere - si stabilisce che la condotta illecita di natura corruttiva è meno importante della lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, fattispecie per cui in teoria sono consentite le ingerenze nei diritti fondamentali sanciti dagli articoli 7 e 9 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. E dunque i dati raccolti per questi ultimi reati «non possono essere trasmessi ad altre autorità per combattere altri reati meno gravi», tanto meno essere conservati in modo «generalizzato e indiscriminato» per un periodo eccessivo, tanto che per evitare le storture sui brogliacci (prove manipolate, server violati, accessi abusivi) la riforma della giustizia firmata dal Guardasigilli Carlo Nordio (foto) ha previsto di istituire quattro server centralizzati.

Sullo sfondo resta il grande punto interrogativo: i trojan possono manipolare i dispositivi in cui sono inoculati (i bersagli intercettati ogni anno sono circa 130mila), creando potenziali false prove.

L'allarme lanciato sul Giornale dal consulente delle Procure Gioacchino Genchi («Con i trojan è stata fatta carne da macello e sono state violate innumerevoli norme processuali, che rendono tutt'altro che genuine quelle acquisizioni») è rimasto lettera morta. Speriamo che il Guardasigilli si svegli.

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