"Senza gas da Mosca, 2 anni di Pil negativo e inflazione all'8%". Comuni in allarme: aiuti o tagli ai servizi

Bankitalia analizza lo scenario peggiore in caso di prosecuzione delle ostilità. Ma lo stop alle forniture russe non sarà al tavolo del Consiglio Ue di lunedì. Ricci: "Dovremo aumentare le tasse"

"Senza gas da Mosca, 2 anni di Pil negativo e inflazione all'8%". Comuni in allarme: aiuti o tagli ai servizi

L' embargo del petrolio e del gas russo «non sarà sul tavolo del Consiglio affari esteri che si riunirà lunedì», trapela da fonti Ue, «perché abbiamo appena approvato il quinto pacchetto di sanzioni». Questo il motivo ufficiale. In realtà una discussione è ancora difficile per la dipendenza di molti Paesi dalle forniture di Mosca, in testa Germania e Italia. L'ipotesi di embargo del gas russo ha già fatto suonare l'allarme rosso nelle aziende italiane da dove arriva una risposta piccata alle considerazioni del premier Mario Draghi: «Fare a meno dei condizionatori non è un problema per chi lavora in fabbrica - dice il presidente di Confimi Industria, Paolo Agnelli - Del resto, non ci sono mai stati, non ci saranno questa estate. Il problema semmai è per i banchieri e per i bancari che vivono nel loro habitat di aria climatizzata. Poco male per questi nostri eroi, resisteranno. Il problema per chi conosce l'Italia e gli italiani c'è, ma è un altro. Un embargo immediato di gas ed energia equivale all'istantanea chiusura di migliaia di aziende. E spiego perché a chi non è pratico di lavoro - continua Agnelli - Fonderie, acciaierie, trafilerie, laminatoi infatti, e solo per fare qualche esempio, hanno bisogno di gas continuo per sciogliere, per trafilare, per estrudere materie prime. Cosa accadrebbe un minuto dopo la chiusura del gas: blocco degli impianti e cassa integrazione per tutte le maestranze al 100% dell'orario. Mancanza immediata di materie prime semilavorate con conseguenze negative per la produzione dell'intera filiera produttiva». A cascata «chiuderanno altre aziende, è così garantita la fine della produzione del Made in Italy per export e consumi interni. Obiettivo raggiunto una decrescita poco felice senza condizionatori», conclude amaro Agnelli.

Del resto l'Italia dipende per il 40 per cento dal gas russo e l'impatto sul Pil è già stato scritto anche tra le «tante incognite» messe nero su bianco nella premessa del Def dal ministro dell'economia Daniele Franco: «Spicca la possibile interruzione degli afflussi di gas naturale dalla Russia. E' plausibile ipotizzare che un completo blocco del gas russo causerebbe ulteriori aumenti dei prezzi, che influirebbero negativamente sul Pil e spingerebbero ulteriormente al rialzo l'inflazione. In tale scenario, la crescita media annua del 2022 potrebbe scendere sotto il 2,3% ereditato dal 2021». Le conseguenze sulla crescita dovute all'eventuale embargo di gas sono contenute anche nelle previsioni di Bankitalia, che ipotizza tre scenari sulle conseguenze della guerra in Ucraina. Nel terzo, quello peggiore, che presuppone anche un'interruzione dei flussi di gas russo solo in parte compensata da altre fonti, «il Pil crollerebbe a -0,5% nel 2022 e nel 2023. L'inflazione si avvicinerebbe all'8% nel 2022 e scenderebbe al 2,3% l'anno successivo». Effetti pesanti, ma calcolati al netto di contromisure. Bankitalia precisa infatti che «le stime non tengono conto di possibili nuove risposte delle politiche economiche che saranno essenziali per contrastare le spinte recessive e le pressioni sui prezzi». Prezzi già alle stelle sull'energia, tanto che ieri i sindaci italiani hanno lanciato l'Sos, e chiedono risorse aggiuntive. A rischio ci sarebbe l'illuminazione pubblica: «Visto l'aumento del 35% del prezzo dell'illuminazione pubblica e il costo energetico degli edifici comunali, musei, biblioteche, impianti sportivi, piscine, scuole, asili, i Comuni saranno costretti a spegnere le illuminazioni, aumentare le tasse, fare tagli su servizi essenziali e sociali alle persone e tagli al personale», avverte il presidente di Ali e coordinatore dei sindaci del Pd, Matteo Ricci, che accusa il governo e il Tesoro di aver stoppato un emendamento al dl Bollette per l'utilizzo dell'avanzo di bilancio. «Il parere negativo del Mef all'utilizzo dell'avanzo di bilancio per far fronte alla crisi energetica è una scelta incomprensibile. Draghi intervenga subito. Così non riusciremo a pagare le bollette e chiudere i bilanci.

Durante la pandemia lo Stato ha consentito alle amministrazioni di utilizzare queste risorse per tamponare le minori entrate dovute alla crisi legata al Covid». Di fronte allo shock energetico i Comuni chiedono risorse, «o almeno fateci spendere i nostri soldi».

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