"Senza l'energia nucleare l'Italia è in un vicolo cieco"

"Se vogliamo raggiungere l'obiettivo europeo dello zero emissioni entro il 2050 pensare al nucleare non è solo realistico, è obbligatorio"

"Senza l'energia nucleare l'Italia è in un vicolo cieco"
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«Se vogliamo raggiungere l'obiettivo europeo dello zero emissioni entro il 2050 pensare al nucleare non è solo realistico, è obbligatorio». Il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, senza abbandonare la pacatezza che gli è congeniale ha però risposto senza esitazioni alle domande del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, nel corso dell'evento Quo Vadis, Terra?. Un confronto che ha visto al centro la transizione green e i prossimi passi della politica energetica italiana, nel contesto di politiche europee non sempre condivisibili. «In Italia consumiamo 310 terawattora di energia ogni anno», ha fatto notare Pichetto, «le previsioni dicono che supereremo quota 700 entro il 2050». Nel prossimo futuro, infatti, l'utilizzo sempre maggiore dei dati, l'elettrificazione e l'intelligenza artificiale spingeranno la domanda. «Geotermico e idroelettrico possono aggiungere qualcosa, può arrivare l'idrogeno e possono dare una mano anche fotovoltaico ed eolico, che tuttavia sono fonti discontinue. L'unico modo per centrare i nostri obiettivi è guardare al nucleare di nuova generazione: sulla fissione per i prossimi 20 anni e poi sulla fusione, per la quale ci vorrà più tempo ma la ricerca va veloce e forse può arrivare anche prima». Insomma, per il ministro il mix del futuro comprenderà anche il nucleare, «con il gas ad accompagnare la discesa» nell'impiego delle fonti fossili. Anche perché «non è possibile riempire il Paese di pale e pannelli fotovoltaici».

Del resto, ne va della competitività dell'industria italiana: la Francia, che non ha mollato il nucleare, riesce ad avere energia «a 50 euro al megawattora, mentre da noi costa 90-95 euro». Il risultato è che «finanziamo idroelettrico, fotovoltaico, eolico, geotermico. Ma per farlo tassiamo gli italiani, che alla fine però pagano l'energia il doppio». Rispolverare il nucleare, dopo l'esito del referendum del 1987 che sancì la fine delle centrali, può non essere semplice in un Paese dove - in piena crisi energetica - ci sono state grandi proteste contro la nave rigassificatrice di Piombino. «Le nuove generazioni sono meno condizionate dal referendum di quarant'anni fa» e peraltro non si tratterebbe più di realizzare gigantesche centrali, ma si avrebbe a che fare «con piccoli reattori, delle scatole di 5 metri per 5, che si raffreddano col piombo e danno garanzie rilevanti sulla sicurezza». In Italia «c'è un altissimo livello di conoscenze» ed è «il veicolo per garantirci il futuro, altrimenti finiremmo in un vicolo cieco». Mentre il prossimo inverno non preoccupa «grazie agli alti livelli degli stoccaggi», diverso è pensare al 2035, quella che Pichetto chiama «la fatidica data Frans Timmermans», ex commissario europeo e vice presidente della Commissione Ue a cui si deve la data limite per l'addio alla produzione di motori endotermici. Qui, in vista del rinnovo dei vertici a Bruxelles, il governo ha una battaglia da vincere per fare largo ai motori alimentati con i biocarburanti e non solo a quelli elettrici, dove il dominio è cinese. «Qui non si tratta di una questione ambientale, ma di interesse nazionale. Nella partita europea, qualche Paese un po' egoista ha detto: l'Italia è il più grande produttore di biofuel, non è nostro interesse sostenerlo». Il lavoro del governo, su questo fronte, parte da lontano: i biocarburanti sono stati indicati come una fonte utile all'abbattimento delle emissioni nei documenti finali del G7 sul clima in Giappone, alla Cop28 e all'ultimo G7 di Torino. «Su questa battaglia ho un accordo col Brasile, che presiede il G20, per creare alleanze sui biocarburanti. Per questo confido nella prossima Commissione, dobbiamo per forza arrivare a questo obiettivo che è nel nostro interesse nazionale».

In Europa, alcuni grandi Paesi - Germania in testa - hanno un'influenza che incide su molte grandi partite. L'Italia ha scommesso su una normativa che non fosse punitiva per gli imballaggi, proprio perchè siamo tra i leader del riciclo con una quota del 75%. «Il commissario europeo mi aveva detto che avrei dovuto farmene una ragione, che purtroppo sarebbe passata», ricorda Pichetto, «la Germania era 30 punti indietro e non mi sembrava corretto che si penalizzassero i migliori, vale a dire noi, per portare tutti allo stesso livello». Alla fine però è stato raggiunto un compromesso che l'Italia ha votato. Il governo ha anche rinviato l'entrata in vigore della plastic tax: «La nostra azione sul riciclo va a superare la tassa sulla plastica».

Infine, un riferimento alle prossime sfide: «Entro il 30 giugno presenteremo un piano integrato energia e clima che comprenda il nucleare». Tra le priorità «60 miliardi di opere del Pnrr da portare avanti» e la revisione di un ministero che Pichetto vuole «rendere più moderno e al passo coi tempi».

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