La setta delle sardine imbavaglia i nemici: "Vietato ascoltarvi"

Il movimento di sinistra pubbica il suo manifesto: banalità e voglia di censura

La setta delle sardine imbavaglia i nemici: "Vietato ascoltarvi"

Stanno riempiendo le piazze d'Italia e sono convinti che scacceranno i nuovi nazifascisti. In sintesi: gli hanno fatto credere che sono loro la nuova Resistenza. Da ieri è infatti stato diffuso, via social, il manifesto ufficiale del movimento delle sardine, il «per chi suona la campana» che serve a «coordinare e promuovere tutte le iniziative sul territorio nazionale» e dunque a organizzare le prossime «nuotate» in piazza che vengono già quantificate in non meno di quaranta, certificate con il bollo «6000 sardine» e l'hastag #litalianonsilega. L'avviso è: fate attenzione ai truffatori. E le imitazioni non si contano se Mattia Santori, il portavoce che si è improvvisato pescatore, insieme ai suoi tre amici, ha dovuto «vidimare» le manifestazioni previste per oggi a Palermo, domani a Reggio Emilia e poi Parma, Firenze, Napoli, fino ad arrivare a Milano.

Il manifesto ha come titolo «Benvenuti in mare aperto» e la lingua è quella già orecchiata a Bologna, città dove le sardine sono per la prima volta emerse annunciando che «hanno vinto la battaglia, ma non la guerra», che la comunità «è sotto attacco», che Matteo Salvini ha ai suoi ordini un manipolo di «accoliti» e che li «aspettano due mesi duri come la nostra generazione non ha mai vissuti». La ragione? «Gli avversari giocano sporco, hanno un sacco di soldi, sono potenti e influenzano la vita democratica». Manca solo Salvini paragonato al Capitale con la K. Sarà insomma vero che le sardine sono nate per non «abboccare alla destra populista», ma leggendo i loro testi, e ascoltando le loro parole, si sente l'eco del sinistrese. A Bologna, hanno detto: «Non esiste pirata abbastanza affamato di potere quando di fronte vi è una comunità resistente». Ieri hanno scritto: «Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L'avete tesa troppo e si è spezzata». Questo è l'esordio del manifesto che sta a metà tra le interviste di Nichi Vendola e il tema da terza media. E viene da chiedersi sotto quale dittatura abbiamo finora vissuto se - sono ancora accuse prese dal nuovo statuto - da anni i populisti «rovesciano bugie e odio su noi e i nostri concittadini. Avete unito verità e menzogne. Avete approfittato delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione». A sentire quello che pensano le sardine, in Italia, si consuma un genocidio silenzioso praticato dalle milizie leghiste («Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete»). Ma come è stato possibile portare avanti questo sterminio di coscienze? Le sardine hanno una loro risposta. La colpa è dell'aura dei populisti, della loro capacità di stupire». Salvini come Andy Warhol: «Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare».

Il seguito, dispiace dirlo, ma è da libro delle banalità, frasi da euforia di fine concerto e non rende onore ai loro studi, («Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. È stata energia pura. Lo sapete cosa abbiamo capito? Che basta guardarsi attorno per scoprire che siamo tanti, e molto più forti di voi»). Ma la rivelazione più importante è sicuramente questa: «Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l'ascolto». Proprio l'ascolto non si direbbe. Qualche riga dopo promettono che «dobbiamo liberarci dalla vostra onnipresenza opprimente» e pronunciano la frase più illiberale di sempre: «Non avete il diritto di avere qualcuno che via stia ad ascoltare».

Il resto è l'assicurazione del «martirio» («Siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini») e del ritorno alla segregazione dei sovranisti («Vi siete spinti troppo lontani dalle vostre acque torbide e dal vostro porto sicuro»). La vera notizia è però un'altra. Le sardine registreranno il marchio, ha dichiarato Santori. In Italia, nulla si vende meglio dell'indignazione.

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