"A settembre giù il ponte". L'odissea di chi abita sotto

Il sottosegretario Rixi: «Non aspetteremo l'autunno» Gli sfollati: «Lì c'è la nostra vita». Timori per il maltempo

"A settembre giù il ponte". L'odissea di chi abita sotto

Ancora non si sa se tutte o in parte ma il destino dell'abbattimento dei monconi di ponte Morandi a Genova si incrocerà con la demolizione delle case nella zona rossa all'ombra del viadotto Polcevera, il gigante spezzato sotto al quale da giorni è scattata l'inagibilità e l'impossibilità conseguente di accedere alle abitazioni, anche solo per recuperare beni e oggetti rimasti al loro interno, nella fretta dell'emergenza.

Sono ancora in attesa di sapere se potranno tornare almeno una volta ai loro appartamenti i 559 abitanti dei 13 civici evacuati dagli stabili di via Fillak e via Porro dopo che i nuovi scricchiolii hanno messo in dubbio la stabilità dei due tronconi rimasti del viadotto. «Presumibilmente quelle case saranno abbattute - spiega l'assessore comunale alle Politiche Abitative Pietro Piciocchi - se si dovrà fare spazio ai lavori del nuovo ponte. Non sappiamo quanti civici riguarderà l'abbattimento».

Piciocchi, che dai giorni del disastro è diventato il referente ventiquattr'ore su ventiquattro per chi è rimasto fuori casa nell'emergenza, chiarisce: «Stiamo lavorando tanto per rappresentare a chi dovrà prendere decisioni sull'eventuale abbattimento che le persone chiedono di rientrare per recuperare le loro cose. Cancellare il passato è devastante. La prima esigenza è l'incolumità, se riuscissimo a consentire i rientri in sicurezza sarebbe un buon risultato ma non si sa se sarà possibile. Le verifiche sono in corso». Una fotografia, una bambola, i disegni dei bambini: c'è questo, il ricordo di una vita, negli oggetti rimasti nelle abitazioni sfollate dopo il crollo che raccontano il vissuto di ciascuno degli abitanti e compongono la loro quotidianità, da ricostruire dopo la tragedia.

Il primo pensiero di una mamma, la signora Bellone, è stato recuperare Bababo e Topolino: i due pupazzi dei suoi bambini, di 4 e 6 anni. «Li hanno da quando sono nati - spiega - quando mi hanno fatto rientrare ho preso quelli prima di tutto. Pensavamo di poter tornare ancora. Lì abbiamo tutto. Eravamo entrati in quella casa da 10 giorni, l'avevamo comprata a gennaio. E poi la paura, il panico. É stato un incubo».

In questi giorni il centro di assistenza di via Buranello e quello di via Gaz sono un via vai continuo, tra chi cerca i moduli e chi si informa sulla possibilità di un'abitazione o di un aiuto economico. «Vivevo in via Porro da 14 anni - spiega Pioretta Hitaj - Eravamo appena scesi dal traghetto di ritorno dalle ferie e è arrivata questa bomba che ha distrutto tutto, la nostra vita. Abbiamo recuperato qualcosa, vestiti, ma non di più».

Dei 251 nuclei familiari rimasti senza casa, il Comune e la Regione ne hanno già sistemato circa 20. Entro martedì saranno pubblicati gli elenchi delle case disponibili di proprietà pubblica e privata. Al centro di via Buranello gravitano ancora una cinquantina di persone in ospitalità alberghiera: per loro sono pronti i pasti, pranzo e cena, preparati dai volontari Anpas, più un supporto sociale e psicologico. E poi c'è il centro per i bimbi, che nell'emergenza si è rivelato un riferimento non scontato, che fa capo al municipio Centro Ovest di Sampierdarena. Doveva chiudere il 14 ma dopo il disastro è tornato operativo.

«É appositamente dedicato alle famiglie sfollate - racconta Rosanna Cantore, coordinatrice del centro - abbiamo intercettato tra i 15 e i 20 bambini. I genitori li lasciano da noi mentre si occupano di sbrigare le pratiche necessarie».

Fuori, sulle pareti, ci sono i peluches, i giocattoli, un calcetto per i piccoli, qualche skateboard. Sul tavolo della stanza interna pennarelli e matite per disegnare. «Casa manca a tutti - aggiunge Rosanna - l'impatto c'è stato. Questo è un posto per giocare, stare con gli altri bambini e cercare di tornare il più possibile alla normalità».

C'è però una data: i lavori di demolizione di ciò che resta del ponte Morandi a Genova potrebbero iniziare

i primi giorni di settembre. Lo ha detto il sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti, Edoardo Rixi. «Nnon si può pensare che con l'arrivo dell'autunno e delle piogge la situazione possa restare quella di oggi».

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