Chiang Maj (Thailandia). Mentre infuria la guerra in Europa, Kim Jong-un riapre il fronte del Pacifico. Ieri la Corea del Nord ha lanciato un super missile, che dopo aver volato per 71 minuti e percorso 1.080 chilometri, si è schiantato in mare dentro la zona economica esclusiva (Zee) del Giappone. Il ministero della Difesa di Tokyo ha riferito che sarebbe caduto intorno alle 15.35 (ora locale), a circa 170 chilometri dalle coste della prefettura di Aomori, a Nord Ovest del Paese. Il primo ministro Fumio Kishida ha definito il lancio «imperdonabile» e «sconsiderato».
Per l'esercito della Corea del Sud, che ha risposto effettuando una serie di lanci in mare come reazione dimostrativa, si tratterebbe senza dubbio di un nuovo missile balistico intercontinentale a lunghissimo raggio (Icbm). Con molte probabilità un Hwasong-17, che la Corea del Nord ha presentato durante una parata notturna nel 2020. Secondo gli esperti occidentali, che avevano studiato le immagini, si tratta del più grande missile mobile dell'arsenale mondiale. Circa 26 metri di lunghezza e 2,5 di diametro. Per un peso stimato di 110 tonnellate, più altre 100 di propellente liquido. Il suo raggio d'azione operativo potrebbe raggiungere i 15mila chilometri e quindi colpire ogni città degli Stati Uniti, con un costo per l'abbattimento di un miliardo di dollari. Il presidente sudcoreano Moon Jae-in al termine della riunione del Consiglio sulla sicurezza nazionale convocata appositamente, ha espresso preoccupazione «per la violazione delle risoluzioni Onu» e della «moratoria autoimposta da Pyongyang» nel 2018. Ha poi chiesto di «interrompere le azioni che creano tensione e di tornare sulla via della soluzione diplomatica». Lo stesso messaggio è arrivato della Casa Bianca. Anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che si dovrebbe riunire oggi per parlarne, ha «condannato con forza» l'accaduto.
Il lancio di un missile balistico intercontinentale del genere, non è casuale. La provocazione di Pyongyang arriva a ridosso di importanti ricorrenze per il Paese. I primi 10 anni al potere di Kim, gli 80 anni che avrebbe compiuto suo padre Kim Jong-il e, soprattutto, i 110 anni dalla nascita di suo nonno, Kim Il-sung, fondatore e leader supremo della NordCorea. Quest'ultimo anniversario, il 15 aprile, potrebbe essere un momento considerato propizio per un altro importante test sulle armi. Secondo gli esperti è probabile che Pyongyang si stia attrezzando per lanciare un satellite militare utilizzando la stessa tecnologia missilistica. Con l'esperimento di ieri, sono già 13 - il primo di questo tipo dal novembre 2017 - i test effettuati dall'inizio dell'anno. Negli ultimi mesi Pyongyang ha testato un nuovo missile balistico lanciato da un sottomarino, uno montato su un treno, un nuovo sistema di difesa terra-aria, un missile da crociera strategico a lungo raggio e più missili ipersonici. Un numero record, che fa temere che la prossima mossa possa anche essere quella di una ripresa degli esperimenti nucleari. Anche perché nelle scorse settimane sono state segnalate attività intorno al poligono di Punggye-ri - disattivato nel 2018 - e ad agosto dello scorso anno, un rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) affermava che il reattore di Yongbyon - un sito cruciale per la produzione di plutonio - sembrava essere tornato in funzione.
Fosse accaduto qualche tempo fa, le reazioni contro la Corea del Nord per una provocazione del genere sarebbero state diverse e molto pesanti. Ma con il conflitto in Ucraina, gli occhi di Joe Biden sono fissi sull'Europa.
La Russia è in contrasto con l'Occidente e il presidente cinese Xi Jinping è troppo preoccupato per le ricadute economiche e politiche della guerra. Per Pyongyang questa è la situazione perfetta. Kim lo sa e ne vuole approfittare.
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