Sfida a Netanyahu dopo 23 anni da segretario Ora l'ex delfino Sa'ar vuole la guida del Likud

Bibi, oltre alle accuse del procuratore Manderbilt, deve fronteggiare il voto

Fiamma Nirenstein

Gerusalemme Per la prima volta nella sua storia di primo ministro, di leader indiscusso del Likud, Benyamin Netanyahu è stato sfidato ieri da un contendente alle primarie del suo partito laico coservatore, guidato dal '96. L'ha portato a vittorie fulminanti sempre circondato dall'amore senza se e senza ma dei suoi, la pancia e anche la testa di Israele, gente comune, soldati, intellettuali. Fieri di un capo che si staglia nel panorama mondiale come un leader che ha portato stabilità, ricchezza, sicurezza a uno dei Paesi più piccoli e più contestati del mondo. Ma ora è scontro.

Ieri nel 106 seggi sparsi per un Paese sommerso da una rarissima pioggia battente 116.048 aventi diritti al voto si sono trovati a dover scegliere fra il loro capo storico, premier da 11 anni, e Gideo Sa'ar. Un politico elegante e di bell'aspetto, avvocato di mestiere, figlio di un medico immigrato dall'Argentina e di una maestra, sposato per la seconda volta con Geula Even, una delle più importanti anchorwoman dalla tv israeliana, madre di due dei suoi quattri figli. Sa'ar è un conservatore nato, nato nella couche di Netanyahu, che già nel '99 l'ha fatto segretario del governo, avviandolo così sulla strada per cui poi ha servito come presidente della coalizione per i due governi Sharon e in seguito è stato, con Bibi, ministro della Cultura e poi degli Interni. Poi il bel politico rampante si è scansato, ha deciso di tornare a casa nel 2014 fino a ieri per riapparire significativamente sulla scena nel momento in cui sia possibile, e quindi teoricamente accettabile, mettere in discussione un grande capo su cui si sono accaniti una quantità di antagonismo e di guai, fra cui il maggiore è naturalmente l'accusa plurima comminatagli dal procuratore della repubblica Manderblit di corruzione e tradimento della fiducia. Sa'ar ripete che così salva il LIkud dalla dispersione, e anche il Paese. Alcuni lo accusano di opportunismo e tradimento. Ma molti accusano Netanyahu di non aver mai scelto, educato, in realtà accettato, un successore.

Da Moshe Ya'alon, a Benny Begin, a Dan Meridor, i vari personaggi possibili sono svaniti all'orizzonte spesso in una nuvola scura di risentimento. Sa'ar, che è un abitante della laicissima Tel Aviv e un uomo di solide convinzioni conservatrici rivestite di modernità, ha sfidato Bibi consapevole di non potere battere un leader che nonostante e spesso proprio a causa della pretestuosa aggressività contro il suo operato e la sua personalità, conserva gran parte del consenso del popolo del Likud. A Tel Aviv Sa'ar potrebbe anche arrivare al 30%, alcuni leader locali gli hanno dichiarato rispetto e ammirazione, ma personaggi come Yuli Edelstein, presidente della Knesset, o il ministro degli Interni Gilad Erdan aspettando fino all'ultimo hanno poi sintomaticamente dichiarato di nuovo fedeltà al Grande Capo. E mentre si scambiano tweet molto aspri, fra i due si svolgono dinamiche che dimostrano che anche Sa'ar vuole ingraziarsi gli dei penati di casa: ha dichiarato infatti che se dovesse diventare lui primo ministro sosterrà la candidatura di Netanyahu a presidente della Repubblica.

Ma mentre sul Paese soffia, persino nelle dichiarazioni del capo di Stato maggiore, un forte vento di guerra che mette in prima linea di nuovo la possibilità di uno scontro diretto con l'Iran (e l'ultimo comizio di Netanyahu è stato sospeso per un lancio di un razzo da Gaza), chiaramente Bibi resta il leader più qualificato per una

simile emergenza; ed è quindi del tutto logico che il premier gli abbia risposto sorridendo che è d'accordo col suo antagonista e proporrà che gli stessi poteri di un presidente americano. No, Sa'ar non intendeva questo.

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