L'obiettivo era quello di arrivare a una candidatura unitaria. Ma al momento sono diventati addirittura tre gli sfidanti per la segreteria della Lega lombarda. Oltre al capogruppo dei senatori Massimiliano Romeo e al coordinatore dei giovani Luca Toccalini, negli ultimi giorni si è aggiunto anche Cristian Invernizzi, storico esponente del Carroccio. Un tempo vicino a Matteo Salvini (foto), tanto da svolgere anche il ruolo di commissario del partito in Calabria, negli ultimi mesi Invernizzi si è accodato al malumore dei militanti più «autonomisti» firmando anche una lettera in cui veniva chiesto al segretario il perché della candidatura di Roberto Vannacci. Nel week-end sono partite le votazioni per eleggere i delegati del congresso. «Mancano dieci giorni e conto si arrivi alla soluzione unitaria», l'auspicio del leader. I numeri sull'orientamento di voto, però, sono ancora tutti da decifrare. Romeo è il favorito ed è in vantaggio sul «salviniano» Toccalini. Ma a emergere è comunque una Lega lombarda divisa su due fronti, con l'incognita Invernizzi. Romeo sarebbe avanti nelle «pesanti» province di Bergamo, Brescia, Monza e Varese e anche a Cremona. Toccalini, invece, la spunterebbe tra i delegati di Milano e provincia, ma anche a Como, Pavia, Mantova e Lodi. Dal canto suo, Invernizzi assicura che la sua candidatura non nasce per logiche politiche relative alla Bergamasca, come si sussurra tra i militanti: «Voglio parlare di come recuperare i voti che si sono persi in Lombardia - spiega -. A Bergamo ci sarà un congresso provinciale il prossimo anno, ce la giocheremo lì. Io voglio dire la mia come ho sempre fatto, in modo leale e non supino».
Salvini cercherà una mediazione per arrivare a un nome unico, e c'è chi non esclude la possibilità che venga proposto un altro profilo ancora per risolvere lo stallo, mentre ieri i tre candidati si sono sfidati in un confronto a porte chiuse nella Bergamasca. Dove, intanto, tiene banco il tema dell'assessore regionale Claudia Maria Terzi, che non è riuscita a farsi eleggere tra i 54 delegati, scatenando i malumori di chi vorrebbe un rimpasto o quantomeno un passo indietro dal suo ruolo di capodelegazione della Lega in giunta. «Non posso negare il mio disappunto. Soprattutto - afferma Terzi - considerando che è pacifico che la mia mancata elezione a delegato è conseguenza della politica del contro che in provincia di Bergamo taluno porta avanti da tempo. Io lavoro per il territorio e il mio partito».
Toni distensivi dal governatore lombardo Attilio Fontana: «Che si opti per un candidato unico, o che ci si confronti democraticamente, in ogni caso sarà una scelta positiva. In campo ci sono tre leghisti veri».
L'ultimo segretario della Lega lombarda prima del commissariamento, ossia Paolo Grimoldi - espulso dal Carroccio - fa il tifo per Romeo: «Ma il problema non è il nome ma chi avrà il coraggio di dire quello che tutti e tre i candidati pensano. Il Salvini premier va tolto dal simbolo e va cambiato nome».
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