Shmuel, l'ex militare "architetto" della fuga

Vicino agli 007, condannato per violenze

Shmuel, l'ex militare "architetto" della fuga

Un ex militare, con un piede nei servizi segreti. Un uomo duro e determinato, ma anche un nonno premuroso, che aveva scelto di restare a Pavia quando Eitan era rimasto orfano, perdendo i genitori, il fratellino e i bisnonni nel crollo della funivia del Mottarone. È un'immagine contrastante quella di Shmuel Peleg (nella foto), dipinta all'indomani del sequestro del nipotino. L'uomo di 58 anni, iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Pavia, era stato arruolato nell'esercito israeliano e poi aveva lavorato in una compagnia aerea. Secondo voci non confermate sarebbe anche collaboratore dei servizi segreti. Certo è invece che in passato era stato condannato per maltrattamenti nei confronti della ex moglie. «Per questa condanna Shmuel ha presentato 3 istanze di appello a 3 gradi di giudizio in Israele e tutti e tre hanno rigettato i suoi appelli, sottolineando la gravità e la ricorrenza degli eventi violenti nei confronti della donna», dice la zia paterna Aya Biran, la tutrice legale del bimbo. Ma proprio Etty Peleg, sostiene con forza l'ex marito. «Le condizioni di Eitan sono pessime - dice -. Non c'è stato alcun rapimento qui, il ragazzo voleva solo tornare in Israele da molto tempo. Anche quando i suoi genitori erano in campagna ha sempre voluto essere qui, in Israele. È nato e cresciuto a casa mia. Finalmente dopo 4 mesi i medici vedranno cosa succede, perché Eitan non ha visto nessun dottore tranne sua zia in Italia». «Ha avuto un'infanzia felice, è il primo nipote da entrambe le parti e ha ricevuto molto calore - aggiunge -. È venuto dall'amore. Un bambino meraviglioso e saggio. Attualmente sta subendo diagnosi molto approfondite a Tel Hashomer per tutto, compreso il trattamento psicologico, che avrebbe dovuto essere fatto molto tempo fa e non è avvenuto. Lui è il nostro mondo e vogliamo sapere che sta bene, questo è tutto quello che ci interessa. Il bambino è felice».

Alla base dell'astio tra la famiglia materna e paterna ci sarebbe un contrasto sull'educazione del piccolo, che a Pavia è stato iscritto in una scuola religiosa cattolica. I legali Paolo Sevesi, Sara Carsaniga e Paolo Polizzi ammettono che il loro assistito, Shmuel Peleg, sabato ha agito d'impulso, ma sono certi che si possa tornare a discutere dell'affidamento del bimbo conteso nelle opportune sedi leali.

«Peleg ha portato Eitan in Israele dopo aver tentato invano per mesi di poter portare la voce della famiglia materna nel procedimento civile di nomina del tutore - sottolineano - e dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze, preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino. Noi ci impegneremo perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane e ci impegneremo in tal senso».

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