La partita sulle nomine europee è appena incominciata e sbaglia chi dà per assordati o definiti nuovi equilibri dopo la nomina di Ursula Von der Leyen a presidente della Commissione europea. La trattativa che si apre ora è allo stesso modo delicata di quella che si è appena conclusa e riguarda la scelta dei commissari europei. L'iter prevede che gli Stati membri presentino proposte di nominativi per i posti di Commissario basandosi sui requisiti di competenza, indipendenza, impegno europeo e rispettando l'alternanza di genere. Il Consiglio europeo, d'accordo con il Presidente della Commissione, adotta perciò l'elenco delle personalità che propone di nominare a membri della Commissione (una per Stato membro).
I candidati si sottopongono a un'audizione individuale e pubblica di fronte alla Commissione parlamentare competente per materia, a seconda del portafogli previsto per il candidato e la Commissione parlamentare trasmette al Presidente del parlamento Ue la propria valutazione sul candidato. In seguito il Parlamento europeo esprime un voto di approvazione collettiva della Commissione, ossia del Presidente, dei Commissari e dell'Alto Rappresentante per la politica estera.
Nella scorsa legislatura il Parlamento europeo ha approvato l'elenco del collegio dei commissari il 27 novembre 2019 con 461 voti favorevoli, 157 contrari e 89 astenuti.
Dopo l'approvazione da parte dell'Europarlamento il Consiglio Europeo con un voto a maggioranza qualificata nomina la Commissione. Se nel 2019 è stata nominata con procedura scritta il 28 novembre 2019 entrando in carica il 1 dicembre 2019, ora Ursula Von der Leyen vorrebbe concludere tutti i passaggi entro il 1 novembre definendo la composizione della nuova commissione prima delle elezioni americane.
In questa partita l'Italia gioca un ruolo importante e, come spiegato dal Ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, «l'Italia non si accontenta delle briciole, deve avere un ruolo attivo, lo ha sempre avuto».
La trattativa portata avanti da Giorgia Meloni con Ursula Von der Leyen in queste settimane si è proprio basata sulla necessità di un giusto riconoscimento del peso dell'Italia. Oltre alla richiesta di un commissario di primo piano, potrebbero non essere arrivate le garanzie per ottenere una vicepresidenza esecutiva della commissione. Al momento, se la trattativa per questa casella non può dirsi chiusa definitivamente, appare però in salita.
Diverso è il discorso per il commissario in cui l'Italia è determinata a giocarsi tutte le proprie carte anche forte del fatto che i voti del centrodestra italiano serviranno in molte commissioni all'Europarlamento.
Ad oggi Raffaele Fitto rimane il favorito (come donna l'Italia potrebbe indicare Elisabetta Belloni) ma occorre capire quale sarà la delega che spetterà al nostro paese. I portafogli più ambiti sono quelle al mercato interno, all'industria o alla concorrenza. Al momento il Ministro per gli Affari Europei non si espone e ieri ha dichiarato: «non sono abituato a ragionare né con i se ne con i ma, quindi è un tema che riguarda il lavoro che il governo porterà avanti».
Oltre alla scelta dei commissari sarà importante capire in quale direzione andrà la nuova Commissione europea sui principali dossier al di là di quanto sintetizzato nel documento programmatico presentato dalla Von der Leyen.
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